
Il caso Garlasco torna a far parlare di sé, portando nuovi elementi che potrebbero riscrivere la storia di uno dei misteri giudiziari più discussi in Italia. A quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la giovane trovata senza vita nella sua casa di via Pascoli a Garlasco, le indagini si arricchiscono di dettagli inediti che riaccendono l’attenzione dell’opinione pubblica.
Era il 13 agosto 2007 quando Chiara, appena 26 anni, fu uccisa da una serie di colpi alla testa, inferti con un oggetto mai ritrovato. Per anni, le indagini si sono concentrate su Alberto Stasi, fidanzato della vittima. Dopo essere stato assolto in due gradi di giudizio, Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni nel 2015. Ma i dubbi e le zone d’ombra attorno alla scena del crimine non si sono mai dissolti, lasciando aperta la possibilità che altre persone fossero coinvolte.
Un nuovo profilo genetico riapre le indagini
Oggi, le indagini ripartono da un profilo genetico denominato MDX1, trovato sul pollice della mano destra di Chiara grazie a un tampone eseguito dai Ris di Parma. Questa nuova traccia si aggiunge a quelle già note, come quella di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, rilevata sul mignolo destro della giovane. Inoltre, i carabinieri avevano già isolato tre tracce biologiche femminili mai attribuite a nessuno, rinvenute in punti chiave della scena del delitto.
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Dubbi e nuovi scenari dopo l’analisi del DNA
Il profilo MDX1 era già emerso nel 2007, ma allora fu considerato poco utile a causa di una commistione di due DNA differenti e di risultati non chiari. Nella relazione tecnica del Ris si parlava di un effetto “ladder” e di picchi troppo bassi per poter identificare con certezza un soggetto. Anche il genetista Matteo Fabbri, consulente della difesa di Stasi, aveva sottolineato l’incertezza della traccia.

Nel 2014, il professor Francesco De Stefano ha riaperto il dossier confermando la presenza di DNA maschile nel campione MDX1. Questo nuovo dettaglio ha dato impulso alle indagini, spingendo la procura e il procuratore Fabio Napoleone a ipotizzare che sulla scena del crimine potessero esserci più persone, sia uomini che donne.
Analisi forensi e attesa per i risultati
Un ruolo centrale in questa fase è affidato alla professoressa Cristina Cattaneo, antropologa forense incaricata di esaminare l’arma del delitto e valutare se più individui possano aver preso parte all’omicidio. Parallelamente, la dottoressa Denise Albani sta conducendo un incidente probatorio sulle analisi genetiche, i cui risultati definitivi sono attesi per il 10 ottobre. L’attesa è alta, e ogni giorno che passa cresce la speranza di fare luce su questo caso.
La presenza delle tracce femminili, rimaste senza nome dal 2007, potrebbe aprire scenari inediti. Si pensa di confrontarle con donne vicine alla famiglia Poggi: amiche, conoscenti o parenti che, per ragioni ancora misteriose, potrebbero aver lasciato tracce nella casa di via Pascoli.
La posizione di Andrea Sempio e il futuro delle indagini
Intanto, la posizione di Andrea Sempio resta delicata. Il suo avvocato, Massimo Lovati, ribadisce: “Il fatto che sia stata trovata una sua traccia genetica non basta a collegarlo all’omicidio”, sottolineando come la presenza di Sempio nella casa fosse abituale e possa spiegare il ritrovamento.
Il mosaico del delitto di Garlasco si arricchisce così di nuovi tasselli. La possibilità di complici, la riscoperta di vecchie tracce genetiche e le analisi in corso potrebbero finalmente portare a una verità più chiara. Tuttavia, resta il peso di un processo già chiuso con la condanna di Stasi e il dubbio che la verità sull’omicidio di Chiara Poggi sia ancora tutta da scrivere.