
Al vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco), ospitato a Tianjin, in Cina, il presidente russo Vladimir Putin è tornato a ribadire la sua posizione sulle origini della guerra in Ucraina. Secondo il leader del Cremlino, il conflitto non sarebbe il risultato dell’“attacco della Russia all’Ucraina”, ma la conseguenza diretta del colpo di Stato del 2014 a Kiev, che – a suo dire – fu istigato e sostenuto dall’Occidente.
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Putin ha affermato che, dopo quell’evento, le autorità ucraine tentarono di usare le forze armate per reprimere le regioni che non avevano accettato il cambiamento politico, alimentando una frattura profonda che avrebbe condotto alla situazione attuale.
Le accuse all’Occidente e il nodo Nato
Il presidente russo ha indicato nei tentativi occidentali di spingere l’Ucraina verso un’adesione all’Alleanza Atlantica un’altra delle cause principali della crisi. “Dopo il colpo di Stato – ha dichiarato – la leadership politica del Paese che non sosteneva l’ingresso nella Nato è stata rimossa”.
Per Putin, dunque, le “cause profonde” del conflitto sono legate all’interferenza esterna e alla pressione esercitata da Stati Uniti ed Europa per accelerare il percorso euro-atlantico di Kiev. Senza affrontare queste radici, ha sottolineato, non sarà possibile una soluzione sostenibile né una pace duratura.

Il ruolo della Cina e dei partner strategici
Nel suo intervento, il capo del Cremlino ha voluto rimarcare l’apprezzamento per gli sforzi diplomatici provenienti da Cina, India e dagli altri partner strategici della Russia. Secondo Putin, il contributo di questi Paesi può risultare determinante per facilitare la ricerca di un compromesso che metta fine alla guerra.
La menzione alla Cina e all’India, entrambi membri di rilievo della Sco, conferma la volontà di Mosca di presentare il conflitto ucraino non come una guerra bilaterale, ma come una questione di equilibrio geopolitico che coinvolge gran parte del continente eurasiatico.

La prospettiva dei colloqui internazionali
Putin ha infine fatto riferimento al vertice russo-americano in Alaska, definendolo un passo utile per aprire la strada a un futuro processo di pace. “Ci auguriamo – ha affermato – che l’intesa raggiunta in quell’occasione possa muovere le relazioni nella giusta direzione e aprire prospettive di dialogo anche sulla crisi ucraina”.
Parole che, nelle intenzioni del presidente russo, vogliono proiettare l’immagine di un Paese pronto al confronto diplomatico, pur continuando a insistere sulla responsabilità originaria dell’Occidente e sulla necessità di rimuovere le condizioni politiche create dagli eventi del 2014.