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Omicidio Impagnatiello, la verità nella sentenza: “Perché usò il topicida con Giulia”

Pubblicato: 02/09/2025 18:27
giulia tramontano

Non ci sarebbero elementi per retrodatare la decisione di Alessandro Impagnatiello di uccidere Giulia Tramontano rispetto al giorno stesso dell’omicidio. Con questa motivazione, la Corte d’Assise d’Appello ha confermato la condanna all’ergastolo per l’ex barman, ma senza riconoscere l’aggravante della premeditazione.

Secondo i giudici, i mesi in cui l’uomo aveva somministrato topicida alla compagna non avrebbero avuto come obiettivo l’omicidio della giovane, ma l’interruzione della gravidanza. L’avvelenamento, dunque, sarebbe stato finalizzato a provocare un aborto spontaneo, ritenuto dall’imputato “una drastica soluzione” al figlio che Giulia portava in grembo e che lui considerava un ostacolo alla propria carriera e alla sua vita personale.

L’omicidio è quindi stato giudicato un gesto maturato in quella stessa giornata del maggio 2023, e non pianificato da tempo. Lo scopo dell’avvelenamento – scrivono i giudici – era “l’aborto del feto” e non “l’uccisione della madre”.

L’inizio della relazione e la gravidanza

  • Alessandro Impagnatiello, barman 30enne, conviveva a Senago (Milano) con Giulia Tramontano, 29 anni, incinta di 7 mesi del loro primo figlio.
  • La relazione era segnata da tensioni e tradimenti: l’uomo aveva un legame parallelo con un’altra donna, collega di lavoro, che Giulia scoprì poco prima del delitto.

Il topicida e i tentativi di aborto

  • Nei mesi precedenti all’omicidio, Impagnatiello aveva somministrato topicida a Giulia, mescolandolo in cibi e bevande.
  • Secondo la Corte d’Appello, la finalità era quella di causare un aborto spontaneo, così da eliminare il bambino che l’uomo considerava un ostacolo.
  • Nonostante i malesseri, Giulia non comprese la gravità dei sintomi né la causa, e la gravidanza proseguì.

Il giorno del delitto: 27 maggio 2023

  • Dopo un confronto in casa riguardo ai tradimenti, Impagnatiello ha colpito Giulia con 29 coltellate, uccidendo sia lei che il bambino che portava in grembo.
  • Subito dopo, l’uomo nascose il corpo nell’appartamento per diverse ore.
  • Nei giorni successivi, tentò di distruggere il cadavere dandogli fuoco con alcol e benzina, ma senza successo.

Il ritrovamento del corpo

  • Dopo oltre due giorni, Impagnatiello trasportò il corpo di Giulia nel garage di un condominio vicino, nascondendolo in un’intercapedine tra i box.
  • Il 3 giugno 2023, a seguito delle indagini e delle sue stesse confessioni, il cadavere venne ritrovato.

Le indagini e la confessione

  • Inizialmente, Impagnatiello aveva denunciato la scomparsa di Giulia, inscenando una fuga volontaria.
  • Ma i messaggi, le contraddizioni e le tracce lasciate lo incastrarono.
  • L’uomo confessò l’omicidio, ammettendo di aver agito spinto dalla paura di perdere la relazione extraconiugale e di dover affrontare una paternità indesiderata.

Il processo e la condanna

  • Prima istanza (Corte d’Assise di Milano): condanna all’ergastolo con le aggravanti di crudeltà, futili motivi e gravidanza della vittima.
  • Appello (luglio 2024): confermato l’ergastolo ma esclusa la premeditazione, perché i giudici hanno stabilito che i tentativi di avvelenamento erano mirati al feto e non all’omicidio di Giulia.
  • Rimangono le aggravanti: numero di coltellate, condizione di vulnerabilità della vittima (incinta e disarmata), e futili motivi.

Le motivazioni della Corte d’Appello

  • Il delitto è stato considerato maturato nella giornata stessa, in seguito al confronto tra i due.
  • L’avvelenamento con il topicida rappresentava un progetto diverso, legato esclusivamente al bambino.
  • Per questo, la premeditazione non è stata riconosciuta.

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