
Il fenomeno della diffusione illecita di immagini online rappresenta uno dei capitoli più oscuri della rete. Negli ultimi anni, le autorità hanno intensificato i controlli contro quei portali che si trasformano in strumenti di violazione della privacy e, spesso, di violenza verbale e psicologica. È in questo scenario che torna a emergere il nome di Vittorio Vitiello, 45enne originario di Scandicci, indicato come il presunto gestore del sito Phica.eu, chiuso pochi giorni fa.
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Le indagini, affidate alla polizia postale, si concentrano proprio sulla figura di Vitiello, già noto agli investigatori per precedenti accertamenti legati allo stesso portale. La vicenda mette nuovamente in evidenza quanto complesso sia il contrasto ai siti che alimentano odio e comportamenti invasivi nei confronti di donne e personaggi pubblici.
I precedenti del 2019
Già nel 2019 Vitiello era stato oggetto di attenzioni da parte della polizia postale. All’epoca, il sito Phica.eu venne segnalato per la diffusione di foto di personaggi noti, successivamente bersaglio di insulti e commenti denigratori. Politiche, attrici, cantanti e volti televisivi finirono nel mirino degli utenti, dando vita a una sorta di archivio dell’odio digitale.
In quell’occasione, Vitiello fu interrogato dagli investigatori e scelse di mostrarsi collaborativo, consegnando gli indirizzi Ip legati al portale. Nonostante ciò, l’esperienza non segnò una vera interruzione delle attività, come conferma la nuova inchiesta che ha riportato a galla il caso.

La gestione anonima del portale
Secondo gli inquirenti, Vitiello avrebbe continuato a gestire Phica.eu utilizzando pseudonimi come Phica Master e Boss Miao. Il sito si appoggiava su server collocati in Russia e Cina, una strategia comune tra chi vuole sfuggire ai controlli e alle normative europee. Questa modalità operativa ha reso più complesso l’intervento delle autorità, costrette a muoversi in un contesto internazionale caratterizzato da ostacoli tecnici e giuridici.
La decisione di chiudere la pagina, presa in “autotutela” da Vitiello stesso, non ha comunque evitato che la vicenda fosse ricondotta a lui. Per la polizia postale, infatti, i collegamenti tra il 45enne e il portale sarebbero consistenti.
Il manuale e le pratiche illecite
Uno degli aspetti più inquietanti dell’inchiesta riguarda una sezione del sito che conteneva un vero e proprio manuale rivolto agli utenti. In quelle pagine veniva spiegato come scattare di nascosto foto a donne inconsapevoli, suggerendo l’uso di microcamere nei camerini dei negozi o negli spogliatoi delle palestre.
Queste pratiche, oltre a costituire una palese violazione della privacy, delineano un modello di comportamento che può trasformarsi in reato. La diffusione di tali contenuti evidenzia quanto fosse pericoloso il portale, capace non solo di ospitare materiale offensivo, ma anche di istruire gli utenti su come produrne di nuovo.

Le prospettive delle indagini
Il lavoro degli inquirenti è tuttora in corso e punta a stabilire le responsabilità di Vitiello in merito alla gestione del sito. Gli elementi raccolti nei mesi precedenti e le nuove prove potrebbero portare a sviluppi giudiziari significativi. La vicenda, inoltre, riaccende il dibattito sull’efficacia degli strumenti normativi e tecnologici a disposizione delle autorità italiane per contrastare un fenomeno che continua a minare la sicurezza delle persone online.
Il caso di Phica.eu dimostra come la rete possa trasformarsi in una vetrina di odio e violazioni, rendendo sempre più urgente un impegno congiunto tra legislatori, forze dell’ordine e piattaforme digitali per tutelare le vittime e prevenire la nascita di nuovi spazi virtuali dedicati alla diffusione di contenuti lesivi.