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Cesara Buonamici si scusa in diretta al Tg5: il peso delle parole e la responsabilità in tv

Pubblicato: 03/09/2025 12:06

Cesara Buonamici, volto storico del Tg5 e recentemente protagonista anche come opinionista al Grande Fratello, ha scelto un gesto raro per la televisione italiana: aprire l’edizione serale del telegiornale del 2 settembre con delle scuse pubbliche. Una decisione che sottolinea quanto le parole in tv abbiano un peso, soprattutto quando si tratta di temi delicati come la disabilità.

L’annuncio arriva dopo una frase pronunciata nel corso della puntata del giorno precedente, quando Buonamici aveva parlato del ritrovamento di un triciclo ortopedico rubato usando l’espressione “una bambina handicappata”. Un termine che, sebbene per anni sia stato diffuso nel linguaggio comune, oggi è considerato inadeguato e potenzialmente offensivo.

Il servizio contestato e la reazione del pubblico

Nel servizio andato in onda lunedì 1° settembre, la giornalista aveva detto: “Una storia che è finita bene. Questo triciclo, indispensabile per una bambina handicappata, è stato ritrovato. Sentite come”. La frase non conteneva intento denigratorio, ma ha comunque suscitato discussioni e reazioni immediate tra il pubblico.

La vicenda riguardava una bambina con difficoltà motorie, che aveva subito il furto del suo triciclo ortopedico, fondamentale per l’autonomia quotidiana. Il lieto fine della storia è stato oscurato dal dibattito sulla scelta delle parole usate in tv.

Scuse in diretta e senso di responsabilità

Consapevole dell’impatto delle sue parole, Buonamici ha deciso di intervenire in prima persona: “Riguardo un episodio di disabilità ho usato, sbagliando, una parola che non si usa più. Mi dispiace e mi scuso“. Un’ammissione chiara, che ha dato il segno di una responsabilità professionale e personale.

Il termine “handicappato” oggi è visto come discriminatorio perché riduce la persona alla sua condizione, rischiando di rafforzare stereotipi e barriere. Sempre più media, istituzioni e scuole promuovono un linguaggio che valorizzi la persona e non solo la sua difficoltà.

Un linguaggio che evolve: l’importanza delle parole

Oggi si preferisce parlare di “persone con disabilità”, ribaltando la prospettiva e mettendo al centro il valore dell’individuo. Un principio sancito anche dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che invita a superare le barriere culturali e sociali che limitano l’inclusione.

Il caso Buonamici non mette in discussione la sua buona fede, ma accende i riflettori sull’importanza di un linguaggio accurato e rispettoso, soprattutto in televisione, dove le parole raggiungono milioni di persone. La scelta della giornalista di riconoscere l’errore può essere un’occasione preziosa per riflettere su come rinnovare il linguaggio pubblico in chiave più inclusiva.

Un gesto che invita tutti, operatori dell’informazione e cittadini, a prestare attenzione alle parole e a contribuire a una comunicazione più attenta, rispettosa e moderna.

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