
È partita con un obiettivo preciso e dichiarato: rompere l’assedio navale imposto alla Striscia di Gaza e far arrivare beni di prima necessità alla popolazione civile. La Global Sumud Flotilla è stata definita dagli organizzatori come la più grande missione marittima civile mai organizzata. A bordo di circa cinquanta imbarcazioni, per lo più di piccole e medie dimensioni, ci sono attivisti, giornalisti, avvocati e artisti provenienti da 44 Paesi diversi.
Leggi anche: Flottiglia umanitaria pronta a salpare per Gaza: a bordo anche Greta Thunberg
Il nome scelto per la missione, “Sumud” – resilienza, in arabo – sottolinea la filosofia alla base dell’iniziativa: resistere pacificamente, attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale e sollecitare i governi a muoversi concretamente. L’obiettivo finale è aprire un corridoio umanitario, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, che permetta l’arrivo di cibo, acqua e medicinali a Gaza, territorio ormai devastato dal conflitto e dalla mancanza di forniture essenziali.
Le partenze dall’Europa
La missione ha preso il via da diversi porti europei e nordafricani: Barcellona, Tunisi, Genova e la Sicilia. L’arrivo al largo di Gaza è previsto per metà settembre. Dall’Italia partirà circa metà dell’intera flotta, con imbarcazioni dotate di videocamere e connessione Starlink, la rete di comunicazione satellitare di SpaceX, per garantire aggiornamenti costanti anche in caso di blocchi o interferenze.
A bordo ci saranno anche rappresentanti politici italiani. Dalla Sicilia si imbarcheranno l’eurodeputata di Avs Benedetta Scuderi, l’europarlamentare Pd Annalisa Corrado, il deputato Pd Arturo Scotto e il senatore del M5s Marco Croatti. Inoltre, il giornalista italiano Claudio Locatelli prenderà parte alla missione salpando con una delle navi destinate alla stampa, incaricate di documentare minuto per minuto lo svolgersi delle operazioni.

Le minacce di Israele
La spedizione non è passata inosservata a Israele, che ha reagito con durezza. Il ministro della Difesa Itamar Ben Gvir ha dichiarato che gli attivisti a bordo della Flotilla saranno arrestati e “trattati come terroristi”. Parole che confermano la linea dura del governo israeliano nei confronti di qualsiasi iniziativa volta a forzare il blocco imposto su Gaza.
Ben Gvir ha anche criticato duramente la decisione di alcuni Paesi europei di riconoscere lo Stato di Palestina, definendo tali governi “ipocriti” e accusandoli di piegarsi alle “manipolazioni di Hamas”. Secondo il ministro, queste scelte finiranno per ritorcersi contro gli stessi Stati che le hanno adottate, “imparando a proprie spese cos’è il terrorismo”.
La mobilitazione in Italia
L’iniziativa ha suscitato forti reazioni anche sul territorio italiano. I Centri sociali del Nordest, insieme al sindacato Adl Cobas di Venezia, hanno annunciato la volontà di bloccare il porto lagunare nel caso in cui la Flotilla venisse fermata. Un segnale di solidarietà che richiama episodi recenti, come gli scioperi e i “blocchi mirati” messi in atto dai portuali genovesi contro il transito di navi cariche di armamenti destinati a Israele.
Il porto, dunque, rischia di diventare un nuovo terreno di scontro politico e sociale, con la possibilità di azioni di protesta organizzate per richiamare l’attenzione sul tema della guerra a Gaza e sulle responsabilità dei governi europei.

Un test per la comunità internazionale
La Global Sumud Flotilla rappresenta, di fatto, un banco di prova per la comunità internazionale. Se riuscirà a raggiungere la Striscia di Gaza e a consegnare i beni di prima necessità, potrà essere vista come una dimostrazione di solidarietà concreta. In caso contrario, il rischio è che l’operazione diventi l’ennesimo segnale di frustrazione per chi cerca una via diplomatica e pacifica al conflitto.
Al di là del suo esito, la missione ha già ottenuto un risultato importante: riaccendere i riflettori su una popolazione che vive da anni sotto assedio e che continua a pagare il prezzo più alto della guerra.