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Kim e Putin a Pechino, la vera notizia è quello che è successo dopo: svelato il gesto segreto

Pubblicato: 03/09/2025 12:25

“Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” è un detto che sembra calzare a pennello per descrivere la recente dinamica diplomatica che ha visto protagonisti Kim Jong-un e Vladimir Putin. L’incontro, avvenuto a Pechino su invito del presidente cinese Xi Jinping, ha offerto uno spaccato insolito e, per certi versi, rivelatore delle estreme precauzioni che i leader mondiali adottano per proteggere la propria sicurezza e le informazioni personali.

Un incontro dal sapore diplomatico ma dalle curiose conseguenze

Il vertice, durato circa un’ora e mezza, si è tenuto a margine della Parata della Vittoria, un evento a cui entrambi i leader hanno partecipato. Nonostante il contesto solenne e le dichiarazioni di facciata, l’attenzione del pubblico si è spostata rapidamente su un aspetto decisamente meno convenzionale: il comportamento dello staff nordcoreano al termine dell’incontro. La Corea del Nord, nota per la sua estrema segretezza, ha dimostrato ancora una volta di non lasciare nulla al caso. Subito dopo che Kim Jong-un e Vladimir Putin hanno lasciato la sala, un team di assistenti del leader nordcoreano è entrato in azione per un’operazione che ha dell’incredibile.

La pulizia meticolosa post-vertice

Il vero fulcro della notizia non è stato il contenuto del dialogo tra i due leader, ma la meticolosa e quasi ossessiva pulizia che ne è seguita. Le immagini che hanno fatto il giro del mondo mostrano chiaramente lo staff di Kim Jong-un intento a pulire con cura ogni superficie che il leader avesse toccato. In particolare, la sedia su cui Kim era seduto è stata igienizzata con estrema attenzione, con i braccioli che sono stati strofinati minuziosamente. Ma non è tutto. Anche il bicchiere usato per bere è stato immediatamente portato via. L’obiettivo di questa operazione, quasi chirurgica, è apparso subito evidente: cancellare ogni traccia, scongiurando la possibilità che il DNA o qualsiasi altro residuo biologico del leader potesse essere prelevato e analizzato. Questo livello di precauzione sottolinea la paranoia e il desiderio di mantenere un controllo assoluto su ogni aspetto della vita, e della figura pubblica, del leader supremo.

Questo episodio solleva una domanda cruciale: si tratta di semplice paranoia o di una giustificata cautela nell’attuale scacchiere geopolitico? La risposta, probabilmente, si trova a metà strada. Sebbene l’azione dello staff nordcoreano possa sembrare un eccesso di zelo, è innegabile che la biometria e l’analisi del DNA siano diventate strumenti potenti nelle mani dei servizi di intelligence. La possibilità di raccogliere informazioni sulla salute, sulle predisposizioni genetiche o su altri dati personali di un leader mondiale potrebbe rappresentare un vantaggio strategico incalcolabile. Inoltre, l’episodio non è isolato. La cronaca ha recentemente riportato precauzioni simili adottate anche dalla Russia. Durante un vertice in Alaska con l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, lo staff di Putin avrebbe agito per impedire che feci e altri residui biologici del presidente russo venissero lasciati incustoditi. Questo comportamento reciproco tra le due nazioni suggerisce che la questione della sicurezza biologica sia una preoccupazione reale e condivisa ai massimi livelli diplomatici, mettendo in discussione la tradizionale fiducia che dovrebbe caratterizzare le relazioni tra stati sovrani.

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