
“Dal Sudan, in particolare dal Darfur, giungono notizie drammatiche”. Con queste parole papa Leone XIV ha lanciato un nuovo e accorato appello a conclusione dell’udienza generale in piazza San Pietro. Il Pontefice ha ricordato la gravità della situazione: “A El Fasher numerosi civili sono intrappolati nella città, vittime di carestia e violenze, a Tarasin una frana devastante ha causato moltissimi morti, lasciando dietro di sé dolore e disperazione. E come se non bastasse, la diffusione del colera minaccia centinaia di migliaia di persone già stremate”.
Il Papa ha ribadito la sua vicinanza al popolo sudanese: “Sono più che mai vicino alla popolazione sudanese, in particolare alle famiglie, ai bambini e agli sfollati. Prego per tutte le vittime. E rivolgo un appello accorato ai responsabili e alla comunità internazionale affinché siano garantiti corridoi umanitari e si attui una risposta coordinata per fermare questa catastrofe umanitaria. È tempo di avviare un dialogo serio, sincero e inclusivo tra le parti per porre fine al conflitto e restituire al popolo del Sudan speranza, dignità e pace”.

I giovani santi e la preghiera di settembre
Nel suo intervento, Leone XIV ha poi evocato due figure che canonizzerà nei prossimi giorni: Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati. Salutando i fedeli di lingua polacca, il Pontefice ha detto: “Settembre sia un mese di preghiera per i bambini e i giovani che tornano a scuola e per coloro che si prendono cura della loro istruzione. Chiedete per intercessione dei Beati, e presto Santi, Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, il dono di una fede profonda nel cammino di maturazione”. Una chiamata a unire il ricordo delle nuove generazioni con l’esempio di due giovani che hanno testimoniato con forza la fede cristiana.
“Nessuno può salvarsi da solo”
Nella catechesi, Leone XIV ha riflettuto su un passaggio evangelico cruciale: le parole di Gesù sulla croce, “Ho sete”. Un’espressione che, secondo il Papa, “manifesta la sua umanità e anche la nostra. Nessuno di noi può bastare a sé stesso. Nessuno può salvarsi da solo. La vita si compie non quando siamo forti, ma quando impariamo a ricevere”.
Il Pontefice ha parlato del “paradosso cristiano”: “Dio salva non facendo, ma lasciandosi fare”. In un tempo che esalta l’autosufficienza e la prestazione, ha osservato Leone XIV, “il Vangelo ci mostra che la misura della nostra umanità non è data da ciò che possiamo conquistare, ma dalla capacità di lasciarci amare e, quando serve, anche aiutare”.
Concludendo, il Papa ha indicato la via della fraternità: “Nella vita semplice, nell’arte di domandare senza vergogna e di offrire senza calcolo, si nasconde una gioia che il mondo non conosce”.