
Negli ultimi giorni, alcuni movimenti tellurici hanno riacceso l’attenzione sul livello di attività sismica in una nota area del Sud Italia. Le rilevazioni, pur non particolarmente forti, sono state sufficienti a riaprire il dibattito sul monitoraggio delle zone ad alta sismicità.
I dati raccolti confermano una sequenza di eventi che si inserisce in un quadro già da tempo considerato delicato dagli esperti. La zona, infatti, è monitorata con costanza per il potenziale rischio legato non solo ai terremoti ma anche ad altre eventuali conseguenze geofisiche.
Due scosse nel giro di 24 ore sulla costa del Gargano
Nella tarda serata di martedì 2 settembre, intorno alle 23:39, una scossa di terremoto di magnitudo 2.6 è stata registrata lungo la costa garganica, a circa 11 km dalle Isole Tremiti. Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il sisma si è verificato a una profondità di 13 chilometri, con coordinate geografiche 42.0417 di latitudine e 15.5842 di longitudine.
Una seconda scossa, di intensità 2.5, è stata poi rilevata oggi, mercoledì 3 settembre, alle 14:48, a 15 chilometri da San Nicandro Garganico, questa volta a una profondità più superficiale, soli 2 chilometri.
Con questi ultimi eventi, sale a 88 il numero delle scosse di magnitudo superiore a 2.0 registrate nell’area della provincia di Foggia nel corso del 2025. La maggior parte di queste è stata localizzata tra il promontorio del Gargano e l’area marina adiacente.
Un recente dossier dedicato all’attività sismica della zona ha evidenziato come i comuni costieri del Gargano siano potenzialmente esposti a un doppio rischio sismico: terremoti e tsunami. Le autorità locali e la Protezione Civile continuano a monitorare attentamente la situazione, anche se al momento non si segnalano danni a persone o cose.
L’aggiornamento più recente fornito dall’INGV risale alle 16:12 e conferma il carattere moderato ma costante dell’attività sismica nella zona garganica.