
C’era sempre Sergio Galeotti accanto a Giorgio Armani, fin dai primi anni in cui lo stilista muoveva i primi passi nel mondo della moda. Architetto toscano, dallo sguardo vivace e dal carattere estroverso, Galeotti non fu solo il compagno sentimentale del futuro re dell’eleganza, ma anche il socio con cui fondò la casa di moda che avrebbe rivoluzionato il costume italiano e internazionale. Dietro i tessuti, le linee pulite e lo stile che divenne un marchio globale, c’era il sostegno costante di un uomo capace di vedere lontano, di credere prima di tutti in Armani e di incoraggiarlo a lasciare la sicurezza di un lavoro da disegnatore per tentare l’avventura dell’imprenditoria.
Nati per completarsi, Armani e Galeotti erano diversi e complementari: l’uno riservato, schivo, ossessionato dalla perfezione; l’altro energico, pragmatico, capace di affrontare le questioni economiche e organizzative. La loro sintonia diede vita nel 1975 all’azienda che porta ancora oggi il nome dello stilista, e che deve proprio a quella fusione di talento creativo e visione manageriale la sua ascesa internazionale.

La morte e il dolore nascosto
La parabola luminosa di Sergio Galeotti si interruppe bruscamente il 14 agosto 1985, quando morì a soli quarant’anni a causa dell’Aids, malattia che in quegli anni colpiva con ferocia e veniva nascosta dietro silenzi e versioni ufficiali addolcite. All’epoca si parlò di un infarto, un modo per proteggere la sua memoria e la discrezione di Armani, che però negli anni non ha mai smesso di raccontare quel dolore. “Quando morì Sergio, morì una parte di me”, disse lo stilista, ricordando come portasse negli ospedali le fotografie delle sfilate per tenerlo vicino al mondo che insieme avevano costruito.
La perdita segnò profondamente Armani, che da allora si ritrovò a guidare da solo l’impero che i due avevano creato. Eppure la presenza di Galeotti resta intatta nella storia della maison e nella vita privata dello stilista, come un amore che ha plasmato non solo il destino di un uomo, ma l’intero percorso della moda italiana. Oggi, mentre il mondo piange la morte di Giorgio Armani, il ricordo di Sergio Galeotti torna a farsi vivo: è impossibile raccontare l’uno senza pensare all’altro, perché la loro storia è stata la radice stessa di un sogno che ha cambiato il volto dell’Italia.
L’impatto sulla moda italiana
La morte di Galeotti arrivò in un momento in cui la moda italiana stava esplodendo sulla scena mondiale, diventando simbolo di lusso, modernità e creatività. Il vuoto lasciato dal cofondatore di Armani non fu solo privato, ma anche professionale: la sua capacità di tessere relazioni, di curare le strategie commerciali e di dare forza imprenditoriale al progetto aveva contribuito in modo decisivo al successo del marchio. La sua scomparsa rese evidente la fragilità di un settore che, dietro la brillantezza delle passerelle, stava facendo i conti con la diffusione di un’epidemia che in quegli anni veniva stigmatizzata e spesso taciuta.
Il caso di Galeotti portò alla ribalta, seppure in maniera indiretta e velata, il tema dell’Aids nella comunità creativa e nella moda, un mondo che avrebbe visto nei decenni successivi altre perdite drammatiche. Armani, pur continuando a crescere fino a diventare un colosso globale, rimase segnato da quella ferita. La sua riservatezza, la scelta di rifugiarsi nel lavoro, il silenzio con cui affrontò i dolori personali furono in parte conseguenze di quel lutto. Oggi, nel giorno in cui anche Armani se n’è andato, l’immagine che resta è quella di due uomini che insieme hanno saputo cambiare il destino della moda, e che ora, nel ricordo collettivo, tornano a camminare fianco a fianco.