
Anche Mara Venier, volto amatissimo della televisione italiana, si è ritrovata coinvolta suo malgrado in una vicenda che mette ancora una volta sotto accusa i meccanismi tossici del web. La “zia Mara”, come affettuosamente la chiamano i telespettatori, ha scoperto che il suo nome e la sua immagine sono comparsi in forum online che ospitano commenti volgari e contenuti che riducono le donne a oggetti di mercificazione.
Leggi anche: Sito sessista, trovato il gestore di Phica.eu: è Vittorio Vitiello, un 45enne fiorentino, usava i nickname “Phica Master” e “Boss Miao”
Un colpo durissimo per una conduttrice che da anni ha costruito il proprio rapporto con il pubblico sulla fiducia e sulla credibilità, e che ora si vede trascinata in un vortice di abusi digitali che accomuna donne di ogni età e ruolo sociale.
Non solo Mara Venier
Il nome della conduttrice non è l’unico ad apparire in queste liste. Accanto a lei figurano figure di primo piano della politica e dello spettacolo: dalla premier Giorgia Meloni alla leader dell’opposizione Elly Schlein, fino a personalità come Chiara Ferragni e Paola Cortellesi. Un “club” forzato che non rappresenta certo un motivo di consolazione, ma che dimostra la portata del fenomeno e la sua capacità di colpire donne di ogni settore, dal palcoscenico televisivo fino ai vertici delle istituzioni.
Questa vicenda, secondo la stessa Venier, deve rappresentare un punto di svolta. «È vergognoso, ora bisogna finirla», ha dichiarato la conduttrice, invocando un impegno deciso da parte delle istituzioni e dei media per individuare i responsabili e arginare la diffusione di contenuti che ledono la dignità femminile.

La scelta di rivolgersi alla giustizia
Appresa la notizia, la conduttrice ha scelto di non leggere gli insulti e di non lasciarsi travolgere dall’odio digitale. Ha affidato la questione al suo avvocato, Carlo Assumma, decisa a non subire passivamente un meccanismo che trasforma volti e corpi in “merce da macello”. Per Venier, il problema riguarda tutte le donne, indipendentemente dal ruolo: dalle lavoratrici comuni alle figure di spicco della politica.
La conduttrice ha sottolineato come sia necessario superare la paura di esporsi e di finire al centro delle chiacchiere: «Non c’è nulla di cui vergognarsi, la vergogna appartiene a chi produce e diffonde questa spazzatura».
Un problema già vissuto in passato
Non è la prima volta che la presentatrice deve fare i conti con l’uso distorto della sua immagine. In passato era stata vittima di deepfake e di manipolazioni basate sull’intelligenza artificiale: la sua voce era stata clonata per campagne pubblicitarie mai autorizzate e il suo volto montato su immagini di nudo diffuse in rete. Un’esperienza definita “straniante e spaventosa”, che aveva già messo in crisi la percezione della sua stessa identità.
Il danno maggiore, per Venier, non è solo personale ma anche professionale. «Ho costruito negli anni un profilo di affidabilità e di serietà. Se la mia voce artificiale o il mio volto manipolato vengono spacciati come reali, chi mi segue potrebbe credere che io abbia davvero detto o fatto quelle cose. È un danno enorme, difficile da riparare».

L’appello a istituzioni e opinione pubblica
Di fronte a questa nuova ondata di abusi, la conduttrice parla apertamente di “shock”, ma anche di un rinnovato senso di responsabilità. La sua richiesta è duplice: da un lato l’introduzione di una legge severa, sul modello di quella già in vigore in Germania, che punisca chi diffonde contenuti lesivi; dall’altro la necessità di una solidarietà femminile capace di unire donne di ogni condizione sociale.
«Se restiamo in silenzio non otterremo nulla», ha dichiarato, sottolineando che il fatto che oggi siano coinvolte anche figure politiche di rilievo potrebbe accelerare l’attenzione delle istituzioni. La battaglia di Mara Venier, dunque, non è solo personale, ma si inserisce in una riflessione più ampia sulla necessità di strumenti legali e culturali per difendere la dignità e l’identità delle donne nello spazio digitale.