
Ogni anno la città si veste di luci e silenzi, raccogliendo nel cuore delle sue vie la forza di una tradizione che unisce fede, storia e identità. Il trasporto della Macchina di Santa Rosa è da secoli il momento più atteso dai cittadini e dai pellegrini, che si accalcano lungo il percorso per ammirare i facchini sollevare il campanile luminoso verso il cielo. Un rito collettivo che vive di suggestioni, tra il buio della sera e la luce abbagliante della torre che avanza tra la folla.
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Ma quest’anno, al fascino antico della celebrazione, si è intrecciata una sensazione diversa: quella della paura. Nonostante l’entusiasmo dei presenti e il desiderio di non interrompere una manifestazione che rappresenta il cuore pulsante di Viterbo, il clima si è fatto improvvisamente teso. L’atmosfera non era quella consueta, e il pubblico ha percepito che qualcosa stava accadendo dietro le quinte.

Arrestati due uomini armati nel centro storico
La ragione di questa tensione è emersa poco dopo. Due cittadini di origine turca, rispettivamente di 22 e 40 anni, sono stati arrestati dalla Squadra Mobile dopo una segnalazione che aveva insospettito le forze dell’ordine. I due si trovavano in un B&B del centro storico, a pochi passi dal percorso della Macchina, e nel corso della perquisizione sono stati trovati in possesso di una mitraglietta, una pistola, decine di munizioni e tre caricatori pronti all’uso.
L’intervento della Digos è stato rapido e decisivo, scongiurando possibili rischi in una delle serate più delicate per la sicurezza cittadina. Le autorità hanno immediatamente adottato misure straordinarie, predisponendo lo spostamento di alcuni spettatori nelle aree di protezione e rafforzando i controlli lungo il tragitto della manifestazione.
Sicurezza rafforzata e città blindata
A coordinare l’emergenza è stata la prefettura, che ha convocato d’urgenza una riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. In contatto costante con Viterbo anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha seguito l’evolversi della situazione insieme alle forze di polizia locali.
La decisione più evidente è stata quella di mantenere l’illuminazione pubblica accesa in alcuni tratti del percorso, una misura che ha interrotto la tradizione del buio totale durante il trasporto. Una scelta sofferta ma necessaria, che ha consentito ai circa 40 mila presenti di partecipare comunque alla festa in sicurezza, senza incidenti né panico.

Ipotesi criminalità organizzata turca
Gli investigatori stanno ora cercando di chiarire le intenzioni reali dei due arrestati. Al momento non ci sono prove di un piano terroristico, ma gli uomini risultano legati alla criminalità comune organizzata e potrebbero avere collegamenti con la mafia turca. Le indagini, infatti, guardano a possibili contatti con Baris Boyun, boss arrestato a Bagnaia nel maggio scorso durante un blitz congiunto di Polizia e Interpol.
Secondo gli inquirenti, i due fermati erano arrivati a Viterbo poche ore prima e sarebbero dovuti ripartire nel giro di una settimana. L’ipotesi è che potessero agire in qualche modo in relazione proprio all’arresto di Boyun, anche se al momento non ci sono riscontri concreti.
Un terzo uomo ancora ricercato
Durante la perquisizione un terzo uomo, appartenente allo stesso gruppo, sarebbe riuscito a fuggire. Le forze dell’ordine stanno analizzando cellulari, effetti personali e abiti sequestrati per risalire a eventuali complici e stanno collaborando con le autorità turche per incrociare informazioni.
Le indagini restano aperte e ogni dettaglio è considerato utile per capire se si trattasse di un’azione isolata o di una presenza legata a dinamiche criminali più ampie.
Una festa salva ma segnata dall’allerta
Nonostante l’apprensione, la festa di Santa Rosa si è svolta regolarmente, dimostrando la resilienza della comunità viterbese e la capacità delle istituzioni di reagire con prontezza. La tradizione non è stata interrotta, ma il ricordo di questa edizione resterà legato all’allerta, alla presenza di armi e alla necessità di spezzare un rito antico come quello del buio totale lungo il percorso.
La città di Viterbo, scossa ma determinata, ha dimostrato che la fede e l’identità collettiva possono resistere anche di fronte alla paura. Le indagini proseguono, con la consapevolezza che la sicurezza rimane la priorità assoluta per preservare una delle manifestazioni più importanti e simboliche del territorio.