
Era il febbraio 2024 quando la vita di Andrea Vincenzi, giovane promessa del calcio torinese di appena 12 anni, si è spezzata per sempre. Tutto era iniziato con quella che sembrava una semplice influenza, ma il quadro clinico non migliorava. I genitori, preoccupati, avevano chiamato più volte i soccorsi.
Il ragazzino era stato portato al pronto soccorso dell’ospedale di Chivasso (Torino), da dove però venne dimesso in ben tre occasioni. Pochi giorni dopo, la tragedia: Andrea morì per insufficienza respiratoria presso l’ospedale Regina Margherita di Torino.

L’inchiesta e le accuse alle pediatre
Oggi, a distanza di oltre un anno, emergono i risvolti giudiziari. Due pediatre sono indagate per omicidio colposo nell’esercizio della professione sanitaria. L’iscrizione nel registro, come precisato dalla procura di Ivrea, è un atto necessario per consentire lo svolgimento dell’incidente probatorio.
La perizia disposta dal medico legale Alessandro Marchesi sostiene che Andrea sarebbe morto perché non gli era stata diagnosticata la pertosse, malattia che avrebbe poi causato la grave insufficienza respiratoria.
Secondo l’accusa, le dottoresse avrebbero commesso più omissioni:
- non avrebbero modificato la terapia antibiotica nonostante il peggioramento del quadro clinico;
- di fronte al riscontro di un versamento pleurico, non avrebbero prescritto una radiografia del torace;
- non avrebbero disposto il ricovero ospedaliero, misura che avrebbe permesso di monitorare costantemente il ragazzo.
L’indagine interna e la linea difensiva
Diversa la posizione dell’ospedale di Chivasso, che in un’indagine interna aveva escluso responsabilità, concludendo che i protocolli clinici fossero stati rispettati. Ma per la procura di Ivrea le negligenze sarebbero state determinanti nell’evoluzione fatale del quadro clinico.
Il procedimento dovrà ora chiarire se ci siano stati errori diagnostici o gestionali che abbiano inciso direttamente sul decesso. L’incidente probatorio, oltre a esaminare la documentazione sanitaria, analizzerà anche i campioni biologici conservati per stabilire se l’iter terapeutico sia stato realmente adeguato.
Una tragedia che scuote la comunità
La morte di Andrea aveva colpito profondamente non solo la famiglia e gli amici, ma anche la comunità sportiva torinese. Il giovane, che sognava una carriera da calciatore, era descritto come un ragazzo pieno di energia e passione per il pallone.
Ora i genitori chiedono giustizia e verità, convinti che qualcosa non abbia funzionato nei giorni drammatici trascorsi tra dimissioni e ricoveri. L’inchiesta giudiziaria dovrà stabilire se il decesso sia stato il tragico epilogo di una malattia insidiosa o se la vita di Andrea avrebbe potuto essere salvata con interventi più tempestivi.