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Boom di infezioni, i tagli di Trump alla sanità sono pericolosissimi: “Torniamo agli anni bui dell’epidemia”

Pubblicato: 06/09/2025 09:23

Un passo indietro nella lotta globale contro l’Aids. È questo l’effetto che, secondo medici e associazioni, avrà la decisione dell’amministrazione Trump di interrompere i finanziamenti ai programmi delle Nazioni Unite per la prevenzione e la cura dell’Hiv. Lo stop, annunciato ufficialmente lo scorso 27 febbraio, ha già mostrato conseguenze concrete in diversi paesi africani, con interruzioni nella distribuzione delle terapie salvavita.

Il ruolo cruciale del Pepfar

Tra i programmi cancellati figura anche il Pepfar, il piano di emergenza statunitense contro l’Aids avviato nel 2003. In oltre vent’anni, questo strumento aveva investito più di 100 miliardi di dollari a sostegno di cure e prevenzione, diventando un pilastro dell’azione internazionale.

“I sussidi degli Usa sono stati il perno dei programmi Onu per la risposta all’Hiv/Aids nei paesi a reddito più basso e in molti paesi africani. Fino a ora i progressi verso gli obiettivi dell’agenda Onu 2030 sono stati eccellenti”, ha spiegato Giusi Giupponi, presidente nazionale della Lega italiana per la lotta contro l’Aids (Lila). “Questi tagli rischiano di riportarci agli anni bui dell’epidemia”.

Terapie interrotte e prevenzione a rischio

Secondo il nuovo rapporto diffuso dall’Ong Physicians for Human Rights (Phr), il congelamento dei fondi americani ha già causato blocchi nella distribuzione delle terapie antiretrovirali in Tanzania e Uganda. Questi farmaci, se assunti regolarmente, permettono di rendere il virus non trasmissibile, riducendo così drasticamente il rischio di nuove infezioni.

Lo stop ha inciso anche sui programmi di profilassi pre-esposizione (PrEP), fondamentali per prevenire il contagio tra le fasce più vulnerabili. Storicamente, il Pepfar aveva sostenuto circa il 90% delle iniziative globali di prevenzione, creando una rete che ora rischia di sgretolarsi.

“Un problema globale, non locale”

Il rischio non riguarda soltanto i paesi africani. “Le decisioni di Trump avranno pesanti ripercussioni sui sistemi sanitari di ogni angolo del mondo. Interrompere i trattamenti porterà a un rialzo delle infezioni ovunque, le epidemie non conoscono frontiere”, ha avvertito ancora Giupponi.

I dati pubblicati a luglio dallo stesso Unaids confermano il pericolo: senza un ripristino dei finanziamenti si potrebbero registrare, entro il 2029, 6 milioni di nuove infezioni e 4 milioni di morti Aids correlate in più. Una media di circa 600 decessi al giorno.

55 paesi a rischio

In totale sono 55 i paesi che contavano sui fondi americani per portare avanti i loro programmi. Alcuni governi hanno annunciato un aumento dei propri budget interni, ma – sottolinea l’ultimo rapporto Onu – queste risorse non basteranno a colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti.

La comunità scientifica teme così una vera inversione di tendenza: i progressi ottenuti negli ultimi due decenni, dall’accesso alle cure alla riduzione delle nuove infezioni, rischiano di svanire. Un passo indietro che potrebbe cancellare anni di sacrifici e riportare il mondo a una fase che si pensava superata.

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