
Un drammatico epilogo ha concluso le ricerche di Michele Bourda, la turista scozzese di 59 anni scomparsa da oltre un mese in Grecia. Il suo corpo è stato ritrovato in mare da un’imbarcazione privata, a una distanza considerevole dal luogo della sua scomparsa, confermando i timori più cupi del marito e della famiglia.
La donna era sparita il 1° agosto mentre si trovava in spiaggia con il marito a Ofrinio, vicino a Kavala. Un tragico ritrovamento che solleva interrogativi e alimenta la polemica sulla gestione delle ricerche da parte delle autorità greche.
La scomparsa e la conferma dell’identità
Michele Bourda, originaria di Glasgow, era in vacanza in Grecia con il marito, Christos, di origini greche, un paese che la coppia visitava spesso. L’ultima volta che era stata vista viva, era distesa su un lettino sulla famosa spiaggia di Ofrinio. Suo marito, dopo essersi addormentato per un breve pisolino, si era svegliato per scoprire che la moglie non c’era più. Un evento inaspettato, data la tranquillità del momento e il fatto che la donna avesse lasciato tutti i suoi effetti personali, incluse le medicine e l’asciugamano, sul lettino. Solo diverse ore dopo l’allarme è stato lanciato e sono iniziate le prime, affannose, ricerche. Il cadavere, ormai ridotto a “praticamente solo ossa”, è stato ritrovato in mare da uno yacht di passaggio vicino all’isola di Fidonisi. L’identificazione, nonostante le difficoltà, è stata confermata dalla Guardia Costiera greca, gettando il marito in una profonda disperazione.
Le accuse del marito e la critica alle autorità
La tragica scoperta ha riacceso le polemiche che già da tempo animavano il marito di Michele, Christos. L’uomo, infatti, ha apertamente accusato la polizia e la Guardia Costiera greca di aver gestito le ricerche in modo inefficace e lento, sostenendo che un intervento più tempestivo avrebbe potuto salvare la vita di sua moglie. “L’indagine non è stata portata avanti nel modo giusto”, ha dichiarato al quotidiano greco Protothema, annunciando di aver sporto denuncia per la lentezza con cui è stata gestita la scomparsa. Ha lamentato, in particolare, che la polizia avrebbe impiegato ben tre ore solo per redigere la denuncia, un ritardo che, a suo dire, ha fatto perdere “tempo prezioso”. La frustrazione di Christos è palpabile, specialmente se si considera che l’uomo, secondo quanto riferito, avrebbe trascorso da solo la maggior parte del primo giorno a cercare la moglie, sentendosi abbandonato dalle autorità.
Dalle ricerche in mare a quelle sulla terraferma
Inizialmente, le operazioni di ricerca si sono concentrate quasi esclusivamente in mare, con la Guardia Costiera greca che ha impiegato due motovedette. L’area delle ricerche è stata estesa a tutto il Golfo di Strimonia, una vasta baia del Mar Egeo, coinvolgendo anche imbarcazioni private e pescherecci. Tuttavia, dopo tre giorni, la polizia greca ha preso il controllo delle operazioni, spostando il focus sull’entroterra, suggerendo che la donna potesse essersi allontanata a piedi. Questa inversione di rotta rifletteva la difficoltà delle autorità nel definire una direzione precisa per le indagini. L’organizzazione greca per le persone scomparse, Lifeline Hellas, aveva nel frattempo emesso un’allerta argento, indicando che Michele Bourda poteva trovarsi “in pericolo”. Nonostante gli sforzi, le forti correnti marine avrebbero probabilmente spinto il corpo per oltre 40 chilometri lungo la costa, rendendo il ritrovamento un’impresa disperata. Le autorità ritengono che la causa del decesso sia l’annegamento.
La depressione e i possibili scenari
Secondo quanto riferito dal marito, Michele Bourda aveva una storia di depressione, un dettaglio che, sebbene non conclusivo, aggiunge un elemento di complessità alla vicenda. Tuttavia, Christos ha tenuto a sottolineare che il giorno della scomparsa la moglie era di buon umore, non mostrando alcun segnale di malessere. Il fatto che abbia lasciato tutti i suoi effetti personali, compresi i farmaci, sul lettino è un dato che ha confuso le indagini sin dal principio. Le autorità attendono i risultati dell’autopsia, eseguita venerdì 5 settembre, per avere un quadro più chiaro delle circostanze del decesso. I risultati non sono ancora stati resi noti. L’unione di Michele e Christos, iniziata 36 anni fa quando erano studenti in Germania, si è conclusa in modo tragico, lasciando dietro di sé domande senza risposta e un profondo dolore.