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Sinner-Alcaraz, ci sarà anche lui! Incredibile: da non crederci 

Pubblicato: 06/09/2025 20:34

Donald Trump “in finale agli US Open” con Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. L’ex tycoon e attuale presidente degli Stati Uniti sarà lo spettatore d’eccezione della sfida che domani, 7 settembre, assegnerà il titolo del quarto Slam stagionale a New York. Un evento che va oltre lo sport, visto che un presidente non metteva piede a Flushing Meadows da oltre vent’anni. Trump, dal canto suo, non entrava nello stadio Arthur Ashe da un decennio.

Per Sinner e Alcaraz la sua presenza sarà uno sfondo inevitabile, ma non un ostacolo. I due protagonisti hanno parlato del tema in conferenza stampa, sottolineando come l’attenzione sia comunque tutta rivolta al campo e alla posta in palio.

L’attesa dei giocatori

Jannik Sinner, con la sua consueta sobrietà, ha minimizzato: «Ci sono tante persone importanti qui. Noi giocatori lo percepiamo e siamo ancora più orgogliosi di essere in campo. Vuol dire che il tennis è importante, ci farà piacere». Una risposta asciutta, più diplomatica che emozionale, che riflette il suo approccio abituale: concentrazione massima sul match e nessuna distrazione.

Carlos Alcaraz, invece, si è lasciato andare a qualche considerazione in più: «È un privilegio per il torneo avere un presidente che sostiene l’evento e sostiene il tennis. Io, sarò sincero, cercherò di non pensare alla sua presenza. Non voglio essere teso per questo motivo, credo però che sia una gran cosa avere il presidente in tribuna per un match di tennis». Lo spagnolo dunque riconosce la portata storica della visita, ma al tempo stesso ribadisce la volontà di restare impermeabile alle pressioni esterne.

Il ritorno dopo dieci anni

Per Trump sarà il primo ingresso a Flushing Meadows dal settembre 2015, quando la sua apparizione ai quarti di finale fu accolta da una pioggia di fischi e “buu”. All’epoca era appena scesa in campo la sua campagna presidenziale, destinata a cambiare la storia politica americana.

Un legame con l’US Open, in realtà, Trump lo aveva coltivato da tempo: la Trump Organization disponeva infatti di una suite privata all’interno dell’Arthur Ashe Stadium, simbolo del suo status nella città. Una presenza costante che però venne interrotta nel 2017, proprio durante il suo primo anno alla Casa Bianca. Negli stessi anni iniziava anche la “rottura” con New York, la sua città natale: rapporti sempre più difficili con la comunità locale e lo spostamento definitivo della residenza in Florida, a Mar-a-Lago, reso ufficiale nel 2019.

La centralità dello sport nella strategia politica

L’arrivo a New York per la finale non è un episodio isolato, ma parte di una strategia comunicativa ben precisa. Dall’inizio del suo secondo mandato alla Casa Bianca, Trump ha scelto di rendere lo sport un tassello centrale della sua agenda pubblica.

Negli ultimi mesi lo si è visto sugli spalti dei grandi eventi americani: dal Super Bowl di New Orleans alla Daytona 500 in Florida, dagli incontri di arti marziali miste (UFC) a Miami e Newark fino ai campionati NCAA di wrestling a Philadelphia. Non solo: Trump ha presenziato anche alla finale del Fifa Club World Cup a East Rutherford, nel New Jersey, in un palcoscenico calcistico sempre più rilevante per gli Stati Uniti in vista dei Mondiali del 2026.

Questa presenza costante mostra la volontà del presidente di legarsi al cuore popolare dello sport americano, recuperando consensi e visibilità in contesti che vanno ben oltre la politica tradizionale.

I precedenti presidenziali

La presenza di un leader americano a Flushing Meadows è un evento raro. L’ultimo a sedersi in tribuna per una finale degli US Open era stato Bill Clinton nel 2000, al termine della sua presidenza. Nel 2023, invece, Barack Obama era stato visto sugli spalti, ma soltanto per la partita inaugurale del torneo, in compagnia della moglie Michelle, senza spingersi fino al match conclusivo.

Trump, dunque, segnerà un ritorno atteso da oltre due decenni: un presidente in tribuna per il match che assegna lo Slam più importante d’America.

Un match che vale doppio

Se la finale tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz rappresenta già di per sé una sfida generazionale, l’eco della presenza presidenziale contribuirà a renderla un evento mediatico di livello globale. Per gli organizzatori, la serata sarà una vetrina senza precedenti: sport, spettacolo e politica si fonderanno in un’unica cornice, capace di catturare l’attenzione di milioni di spettatori in tutto il mondo.

Per i due giocatori, invece, il pensiero resterà fisso sul campo. Entrambi hanno ribadito di voler vivere il match con la stessa intensità di sempre. Ma l’atmosfera, con la tribuna presidenziale al completo, non potrà non aggiungere una tensione speciale a un duello che già promette scintille.

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