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“Ti devo mettere nella bara”. Prima le minacce alla moglie, poi quel gesto orrendo davanti ai figli piccoli

Pubblicato: 06/09/2025 14:16

Una storia di violenza, di quelle che si vorrebbero non sentire mai. Comincia quasi in sordina, con la tensione che si accumula nell’aria, un’ombra crescente che avvolge una casa e le vite che la abitano. Le mura, che dovrebbero essere un rifugio, si trasformano in una prigione. Un giorno, una richiesta di separazione segna il confine tra la speranza di una nuova vita e l’esplosione di un incubo.

Le minacce diventano azioni, le parole violente si trasformano in colpi. L’abuso si fa quotidiano, metodico, un’escalation di terrore che non risparmia neppure i figli, costretti a essere spettatori di un dramma che non riescono a comprendere. Ogni suppellettile distrutta, ogni pugno, ogni spinta contro un armadio, sono solo tappe di un calvario durato mesi, un ciclo ininterrotto di paura e dolore.

L’arresto e le indagini

Il 41enne, originario di Quindici, in provincia di Avellino, è stato finalmente arrestato. La misura cautelare, decisa dal GIP del Tribunale di Avellino, è arrivata dopo un’indagine meticolosa coordinata dalla Procura del capoluogo irpino. Gli agenti del commissariato di Polizia di Stato di Lauro hanno eseguito l’ordine di arresto, ponendo fine a un periodo di quattro mesi di violenze sistematiche. Le indagini hanno raccolto prove schiaccianti contro l’uomo, accusato di aver picchiato e minacciato la moglie in continuazione, persino davanti ai tre figli minorenni.

La crudeltà delle aggressioni

Le indagini hanno svelato una brutalità agghiacciante. L’uomo, accecato dalla rabbia per la richiesta di separazione, ha sottoposto la donna a un ciclo di abusi fisici e psicologici. Non si limitava a pugni e schiaffi: in una circostanza ha utilizzato un manico di scopa per colpirla e, in un’altra, l’ha scagliata violentemente contro un armadio. Le minacce di morte erano all’ordine del giorno, con la frase agghiacciante “Ti devo mettere dentro la bara” che la perseguitava. Spesso in stato di ebbrezza, l’uomo manifestava la sua rabbia distruggendo mobili e oggetti all’interno della casa, un luogo che, ironicamente, era stato costretto a lasciare proprio per la sua condotta violenta.

Un segnale di speranza

Questo caso sottolinea l’importanza cruciale di denunciare la violenza. Nonostante la paura e l’isolamento, la moglie ha trovato il coraggio di chiedere aiuto, permettendo alle forze dell’ordine e alla magistratura di intervenire. L’arresto dell’uomo non è solo la fine di un incubo per questa famiglia, ma un messaggio chiaro per tutte le vittime di violenza domestica: non siete sole. Il coraggio di una singola persona può innescare un processo che porta alla giustizia e alla sicurezza, dimostrando che, anche nelle situazioni più disperate, esiste sempre una via d’uscine.

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