
Momenti di terrore a Gerusalemme, dove nella mattinata di lunedì 8 settembre almeno cinque persone sono state uccise e oltre venti ferite in seguito a un attacco armato contro un autobus della linea 62. Due uomini hanno aperto il fuoco alla fermata nei pressi di Ramot Junction, nella periferia nord-occidentale della città. Prima che il mezzo ripartisse, i terroristi hanno sparato all’impazzata sui presenti. Entrambi sono stati infine uccisi da un agente di sicurezza e da un civile armato.
La dinamica e i soccorsi
La scena, descritta dai soccorritori del Magen David Adom, è stata di «grande devastazione»: corpi a terra, vetri in frantumi e decine di persone in preda al panico. Quattro vittime sono morte sul posto, mentre una quinta – una donna sulla cinquantina – è deceduta poco dopo in ospedale. Tra i morti ci sono anche tre uomini sulla trentina e un altro sulla cinquantina.
Almeno 22 feriti sono stati trasportati in tre ospedali della città, cinque dei quali colpiti da arma da fuoco, uno in condizioni critiche e sei in gravi condizioni. Molti altri hanno riportato ferite da schegge di vetro.
Le reazioni
Nessuna organizzazione ha finora rivendicato l’attacco, ma Hamas e la Jihad islamica palestinese lo hanno pubblicamente elogiato. Una testimone, intervistata dal Jerusalem Post, ha raccontato la concitazione dei momenti dell’assalto: «L’autobus era pieno zeppo, appena fermato alla fermata. Poi si è scatenata la sparatoria. Ho visto un uomo al telefono, subito dopo sono arrivati i terroristi. Mi sono nascosta dall’altra parte della strada sotto un altro autobus».
La polizia israeliana ha confermato che i due attentatori sono stati neutralizzati e ha rafforzato le misure di sicurezza nell’area, mentre resta alta la tensione in città.