La violenza giovanile, un tema che da tempo scuote le coscienze e divide l’opinione pubblica, trova nuovi e tragici risvolti ogni volta che si manifesta in contesti di estrema gravità. Quando ad armarsi è un adolescente, le domande su ciò che non ha funzionato – nella società, nella famiglia, nelle istituzioni – si fanno ancora più pressanti.
Non si tratta soltanto di un crimine, ma di una ferita profonda che colpisce una comunità intera, sconvolgendo il delicato equilibrio tra sicurezza, educazione e disagio. È quanto accaduto nelle scorse ore in Turchia, dove l’azione di un minorenne ha portato a una tragedia che segnerà a lungo la memoria collettiva.
Sparatoria in una stazione di polizia: uccisi due agenti
All’alba di lunedì 8 settembre, nella città turca di Smirne, un ragazzo di 16 anni ha fatto irruzione in una stazione di polizia nel distretto di Balcova, armato di fucile a pompa, e ha iniziato a sparare all’impazzata contro gli agenti presenti. Il bilancio è drammatico: due poliziotti uccisi, altri due feriti, uno dei quali in condizioni critiche.
Il ragazzo, identificato come E.B., vive nella stessa strada della stazione, come riferito dal governatore Süleyman Elban. Secondo la ricostruzione ufficiale, è uscito di casa con un passamontagna e ha aperto il fuoco contro il personale di servizio. Dopo lo scontro, è stato a sua volta ferito alle gambe e poi arrestato.
Le autorità hanno diffuso filmati in cui si vede il giovane armato correre sul marciapiede e successivamente accasciarsi ferito, mentre viene soccorso dai sanitari. Secondo i media locali, l’arma sarebbe appartenuta al padre.
“Purtroppo il nostro Capo della Polizia Muhsin Aydemir e l’Agente Hasan Akın sono stati martirizzati”, ha dichiarato il ministro degli Interni Ali Yerlikaya, confermando anche il ferimento degli agenti Ömer Amilağ e Murat Dağlı.
È stata aperta un’indagine sull’accaduto e la Turchia si interroga.