
Oggi pomeriggio, nella chiesa di San Martino a Rivalta di Gazzola (Piacenza), si è svolta in forma strettamente privata la cerimonia funebre in memoria di Giorgio Armani, l’indiscusso maestro della moda italiana. La cerimonia, riservata alla famiglia, si è svolta alla presenza dei suoi affetti più cari, secondo la volontà espressa dal designer. Armani sarà sepolto nella cappella di famiglia, accanto ai genitori e al fratello Sergio. In segno di rispetto, le boutique del brand hanno osservato una chiusura temporanea nel pomeriggio in segno di cordoglio.
Giorgio Armani, cosa succede con il testamento: tempi ancora incerti
Parallelamente al lutto, cresce l’attesa per l’apertura del testamento dello stilista, già predisposto nei minimi dettagli. La procedura, tuttavia, è ostacolata da ragioni burocratiche: è necessario ottenere dal Comune di Milano l’estratto dell’atto di morte, operazione che può richiedere fino a 15 giorni. Tuttavia, la portata pubblica del caso e l’interesse degli 8.700 dipendenti del gruppo lasciano aprire uno spiraglio a una possibile accelerazione.
Scenari futuri per il gruppo Armani
Il testamento di Giorgio Armani è atteso non solo per questioni patrimoniali, ma soprattutto per definire chi guiderà l’impero della moda nei prossimi anni. Armani aveva espresso chiaramente l’intenzione di mantenere l’indipendenza della maison e del brand, privilegiando una successione affidata alla Fondazione Giorgio Armani e al suo team storico di collaboratori, come Leo Dell’Orco.
Sarà cruciale capire se emergeranno figure interne capaci di incarnare il suo spirito creativo o se si andrà verso una governance più collegiale e istituzionale.
Un’eredità che trascende la moda
Giorgio Armani lascia un segno universale. Con il suo stile privo di fronzoli, ha ridefinito l’eleganza, trasformando Milano in una capitale mondiale della moda. Il suo lascito non riguarda solo abiti, ma un intero lifestyle fondato su sobrietà, raffinatezza e qualità. Il suo testamento, oltre a incardinare la governance futura, sarà un documento simbolico per chi ha sempre visto nel suo lavoro un simbolo di Italia nel mondo.