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Strage in piazza, manifestanti uccisi dalla polizia. Bilancio terribile

Pubblicato: 08/09/2025 15:24

In una capitale scossa dal malcontento, le strade si sono trasformate in un campo di battaglia. I manifestanti, spinti dalla disperazione e dalla rabbia, chiedevano a gran voce riforme e libertà. Ma la risposta delle autorità è stata brutale. Proiettili di gomma, gas lacrimogeni e getti d’acqua hanno travolto la folla, spezzando vite e ferendo decine di persone. Un bilancio tragico, un’escalation di violenza che ha lasciato una scia di dolore e distruzione.

La protesta per i social media

I manifestanti scendono in piazza per chiedere la revoca del divieto sui social media e per protestare contro la corruzione del governo. Le proteste, che si sono svolte a Kathmandu, hanno visto una repressione violenta da parte delle forze di polizia. L’uso di proiettili di gomma, gas lacrimogeni e idranti ha causato la morte di almeno 10 persone, con un bilancio di 87 feriti, come confermato da Shekhar Khanal, portavoce della polizia.

L’escalation della violenza segue il blocco di 26 piattaforme di social media, tra cui Facebook, YouTube e X, imposto dal governo nepalese. La decisione, entrata in vigore lo scorso venerdì, ha lasciato molti cittadini frustrati e disorientati. Il governo sostiene che il blocco sia necessario per contrastare la diffusione di contenuti non regolamentati, ma molti manifestanti lo interpretano come un attacco alla libertà di espressione e di informazione. Il divieto ha colpito duramente la popolazione, che usa queste piattaforme non solo per la comunicazione personale, ma anche per attività commerciali e politiche.

Le proteste non riguardano solo il divieto dei social media. I manifestanti chiedono anche maggiori misure per combattere la corruzione endemica che affligge il governo. L’indignazione per la corruzione si è unita alla rabbia per la restrizione delle libertà digitali, creando una miscela esplosiva che ha portato migliaia di persone nelle strade. I cittadini denunciano una mancanza di trasparenza e una gestione inefficace delle risorse pubbliche, che ha esacerbato le difficoltà economiche. La repressione delle manifestazioni ha solo alimentato ulteriormente il senso di ingiustizia e ha rafforzato la determinazione dei manifestanti a continuare la lotta per i propri diritti.

La reazione della comunità internazionale

La violenta repressione delle proteste ha attirato l’attenzione della comunità internazionale. Organizzazioni per i diritti umani e osservatori internazionali hanno espresso preoccupazione per l’uso della forza letale da parte della polizia. La comunità globale sta monitorando la situazione e ha invitato il governo nepalese a rispettare i diritti fondamentali dei suoi cittadini, inclusi quelli di espressione e di protesta pacifica. La speranza è che il governo scelga la via del dialogo invece che della repressione, per trovare una soluzione duratura che tenga conto delle legittime richieste dei manifestanti.

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