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Trump, clamoroso! Washington denuncia il Presidente per “occupazione militare”

Pubblicato: 08/09/2025 16:57
trump

Il procuratore generale del Distretto di Columbia, Brian L. Schwalb, ha avviato un’azione legale contro l’amministrazione Trump per il dispiegamento di unità della Guardia Nazionale a Washington provenienti da altri stati. Secondo la denuncia presentata presso la corte federale del distretto, tale intervento equivale a una “occupazione militare” che viola sia la Costituzione sia la legge federale del 1973 che garantisce al distretto il diritto all’autogoverno.

“Nessuna giurisdizione americana dovrebbe essere sottoposta involontariamente a occupazione militare”, si legge nella denuncia, che accusa l’ex presidente di aver esercitato un comando diretto su forze militari in stato di milizia statale, aggirando così i limiti imposti dalla legge.

I limiti del Posse Comitatus Act

Il nodo giuridico centrale riguarda il Posse Comitatus Act, una legge del XIX secolo che vieta l’uso delle forze armate per l’applicazione della legge interna, salvo in casi estremi come invasioni o ribellioni. Per il procuratore, le motivazioni addotte da Trump – il contenimento della criminalità a Washington – non rientrano in queste eccezioni.

L’operazione, descritta come “imponente e indefinita”, costituirebbe dunque una violazione dei principi fondamentali a tutela delle libertà individuali e del governo democratico.

La sfida legale a Trump dopo Los Angeles

La causa segue di pochi giorni la sentenza di un giudice federale in California, che aveva già dichiarato illegittimo l’impiego di personale militare a Los Angeles disposto dall’ex presidente. Nonostante ciò, Trump avrebbe continuato a valutare l’uso della Guardia Nazionale in altre città, sempre con la giustificazione di un’azione preventiva contro la criminalità urbana.

Gli stati coinvolti

Secondo la denuncia, le unità della Guardia Nazionale inviate a Washington provenivano da Louisiana, South Dakota, Ohio, West Virginia, Tennessee, Mississippi e South Carolina. La loro presenza, sostiene Schwalb, rappresenta un precedente pericoloso che mette in discussione i limiti dei poteri presidenziali e il delicato equilibrio tra sicurezza e libertà civili.

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