
L’ex ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, estromesso dal governo di Volodymyr Zelensky circa un anno fa, ha lasciato l’Ucraina per rifugiarsi in Polonia. A raccontarlo è lui stesso in un’intervista al Corriere della Sera: «Non avrei mai pensato che mi sarei trovato a dover scappare dal mio Paese come un ladro nella notte». L’ex capo della diplomazia è riuscito a varcare il confine in automobile da Kiev poche ore prima dell’entrata in vigore di un decreto presidenziale che vieta ai diplomatici in congedo di viaggiare all’estero.
Il decreto e le accuse a Zelensky
Kuleba sostiene che il provvedimento non abbia nulla a che vedere con la legge marziale, che dall’inizio della guerra impedisce agli uomini in età di leva di lasciare il Paese. «Gli ex diplomatici non hanno obblighi militari. La verità è che Zelensky e il suo entourage non vogliono che noi si vada all’estero a dire cose che loro ritengono contrarie alla linea del governo. Questo decreto è pensato per bloccare me e pochi altri, una ventina in tutto», afferma.
L’ex ministro, oggi docente di Scienze politiche a Parigi e negli Stati Uniti, sottolinea di avere necessità di viaggiare per motivi di lavoro: «Il mio salario dipende dall’estero. Io tendo a difendere il nostro governo, ma in certi ambienti sopravvive la mentalità sovietica: se vai all’estero da libero cittadino diventi automaticamente un agente che complotta ai danni dello Stato».
Il caso riaccende il dibattito sullo stato della democrazia in Ucraina, già segnato dall’invasione russa, e si inserisce nel contesto delle polemiche per la persecuzione giudiziaria contro l’ex presidente Petro Poroshenko e per i tentativi di chiudere le commissioni anticorruzione. «Se la sono presa con me perché ho condannato la volontà di Zelensky di censurare le commissioni. Ma non ha il diritto di zittire ogni voce diversa dalla sua», conclude Kuleba.