
La fragile tregua commerciale tra Stati Uniti ed Unione europea potrebbe rompersi prima del previsto. Dietro lo scontro si nasconde un meccanismo tariffario che, di fatto, annulla l’accordo siglato a Turnberry tra Donald Trump e Ursula von der Leyen. Sulla carta i dazi fissati al 15% avrebbero dovuto garantire equilibrio, ma Washington li ha estesi con un espediente a livelli reali del 30-50%, rendendo insostenibile la concorrenza per le imprese europee.
Il trucco americano e la denuncia tedesca
Secondo il Wall Street Journal, il nodo nasce dalle tariffe su acciaio e alluminio, applicate non solo ai metalli puri ma anche a qualsiasi prodotto che contenga componenti realizzati con essi. Così, beni destinati al mercato statunitense si trovano a pagare dazi più che doppi rispetto a quanto concordato.
La denuncia è arrivata a fine agosto con una lettera di Bertram Kawlath, presidente della VDMA, indirizzata a von der Leyen. “Circa il 30% dei macchinari europei esportati negli Usa è ora soggetto a dazi del 50%“, ha scritto, avvertendo che il settore rischia “una crisi esistenziale“.
L’allarme trova conferma nelle parole di Bernard Krone, alla guida di un gruppo che produce macchinari agricoli: l’azienda ha bloccato le esportazioni verso gli Usa, interrotto la produzione destinata a quel mercato e dirottato le spedizioni già in viaggio verso Messico e Canada.

Impatti sulle imprese e tensioni politiche
Il paradosso è che tra i colpiti ci sono anche gruppi americani. John Deere, che costruisce in Germania circa un quinto dei macchinari destinati agli Usa, si ritrova senza sbocchi. “Non stiamo pianificando di riportare la produzione in America”, ha dichiarato un portavoce, smentendo l’effetto reshoring auspicato da Trump.
Il commissario europeo al Commercio Maroš Šefčovič ha riconosciuto il problema, spiegando che le controparti statunitensi “capiscono la situazione” ma non possono garantire tempi rapidi di soluzione. In Europa cresce però la pressione politica: il deputato socialdemocratico Bernd Lange ha chiesto di rivedere l’intesa. “Perché dovremmo concedere zero dazi alle moto americane”, ha dichiarato, “quando i nostri prodotti pagano molto di più?”.
Lo scontro politico e le prospettive
Sul piano politico, il tema rischia di diventare esplosivo. Da un lato la Casa Bianca insiste sulla linea protezionista: il segretario al Tesoro John Bessent ha replicato che “i dazi sono in vigore da due mesi, non possiamo schioccare le dita e far costruire fabbriche“. Dall’altro, il Wall Street Journal ha invocato una soluzione drastica: “L’unica via è che la Corte Suprema giudichi le tariffe incostituzionali e le annulli“.
Il quadro è quello di una crescente incertezza che pesa non solo sull’economia europea, ma anche su quella americana. Come ha scritto lo stesso giornale economico, “le tariffe sono una tassa che penalizza la crescita“. La tregua transatlantica, già fragile, rischia così di trasformarsi in un nuovo fronte di guerra commerciale.