
Emergono “non conformità significative” nello stabilimento di Scafati (Salerno) dell’imprenditore Stefano Amura, al centro dell’inchiesta che lega la produzione di friarielli sott’olio alla morte di due persone e all’intossicazione di altre diciannove a Diamante, in provincia di Cosenza. Lo ha accertato la Procura di Paola, guidata da Domenico Fiordalisi, dopo gli accessi ispettivi dell’Asp di Salerno.
Irregolarità igienico-sanitarie e mancanza di controlli
Dalla documentazione acquisita emergono gravi carenze: assenza del manuale Haccp con procedure chiare, mancanza di schede di monitoraggio di pH, trattamenti termici e valori di activity water, inesistenza di tracciamenti sul processo produttivo e della strumentazione necessaria. Inoltre, venivano utilizzati spazi esterni esposti agli agenti atmosferici per lo stoccaggio delle materie prime, mentre i prodotti finiti erano conservati in locali non idonei, privi di requisiti igienico-sanitari e senza sistemi per la lotta agli infestanti.
Le analisi hanno confermato che il lotto 280325 era positivo a clostridi produttori di tossina botulinica: i campioni mostravano valori di aw tra 0,98 e 0,99, oltre il limite di sicurezza fissato a 0,935, e valori di pH tra 4,60 e 4,70.
Stop immediato e dieci indagati
Per la Procura permane il “pericolo di contaminazione biologica”: è stato quindi disposto lo stop immediato della produzione e della commercializzazione fino all’eliminazione di tutte le criticità. Restano dieci gli indagati, tra cui lo stesso Amura, il distributore Ciro Velleca e l’ambulante Giuseppe Santonocito, noto per il “pullmino rosso” con cui vendeva panini a Diamante. Proprio quest’ultimo, secondo gli inquirenti, avrebbe contribuito alla contaminazione aprendo più barattoli mal conservati e utilizzando lo stesso coltello per diverse confezioni.
La catena di responsabilità
La Procura individua una corresponsabilità tra azienda produttrice e venditore finale: il primo per aver immesso sul mercato conserve non conformi, il secondo per averle manipolate in modo scorretto. Intanto lo stabilimento di Scafati resta sotto sequestro e non potrà riprendere l’attività fino a quando non saranno risolte le gravi carenze igienico-sanitarie evidenziate dagli ispettori.
Un’inchiesta che mette nuovamente in luce i rischi legati alle conserve sott’olio artigianali e la necessità di controlli serrati per garantire la sicurezza alimentare.