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“Si è dimesso!”. Cade il governo dopo le proteste shock

Pubblicato: 09/09/2025 13:50

L’aria della capitale è stata saturata di tensione, un mix di polvere sollevata dalle marce incessanti e la rabbia di migliaia di voci che hanno chiesto un cambiamento. Le strade, un tempo percorsi tranquilli, sono diventate il teatro di un dramma collettivo, con manifestanti che si sono opposti alle forze dell’ordine in un confronto che è già costato troppe vite.

Un’onda di indignazione si è riversata sul governo, e ora, il suo capo, l’uomo che ha guidato la nazione, si è trovato a un bivio. Dopo giorni di tumulti e dimissioni a catena, la sua segreteria ha annunciato una decisione che ha scosso il paese fino alle fondamenta: si è fatto da parte.

Lo scenario politico e le dimissioni dei ministri

Le dimissioni di Oli non sono un fatto isolato, ma si inseriscono in un quadro di progressivo sfaldamento del governo. Oltre al Primo Ministro, infatti, anche tre ministri chiave si sono dimessi dall’inizio delle proteste. L’ultimo in ordine di tempo è stato il ministro per l’Approvvigionamento Idrico Pradeep Yadav, che ha rassegnato le proprie dimissioni oggi. In un messaggio che ha avuto grande risonanza, Yadav ha espresso il proprio sostegno ai giovani della Generazione Z, schierandosi apertamente contro la repressione attuata dal governo.

La protesta della Generazione Z

Le proteste hanno visto un’ampia partecipazione della Generazione Z, una fetta della popolazione che si sente particolarmente colpita dalle politiche del governo. Molti giovani hanno espresso il proprio malcontento riguardo alla corruzione endemica e alla mancanza di opportunità. La repressione delle manifestazioni, culminata nella morte di 19 persone, ha infiammato ancora di più gli animi, spingendo figure di alto profilo come il ministro Yadav a schierarsi dalla loro parte.

La crisi che ha portato alle dimissioni del Primo Ministro è, in sostanza, una crisi di fiducia tra il governo e la popolazione. Le proteste sono nate come risposta alla percepita corruzione e alla mancanza di trasparenza, ma sono state esacerbate dalla repressione e dalla censura dei social media. Queste piattaforme sono diventate strumenti cruciali per l’organizzazione e la diffusione delle proteste, e la loro chiusura è stata vista come un attacco diretto alla libertà di espressione.

I ministri che hanno lasciato l’incarico

Prima di Pradeep Yadav, anche altri ministri avevano già rassegnato le dimissioni. Il primo è stato il ministro dell’Agricoltura Ram Nath Adhikari, il quale ha espresso il suo disappunto per il modo in cui le autorità hanno gestito i manifestanti. Il suo passo indietro è stato un segnale chiaro che all’interno del governo non c’era unità di intenti. Ieri mattina, anche il ministro degli Interni Ramesh Lekhak si è dimesso, in un’ulteriore conferma della grave situazione che stava precipitando. Le dimissioni di questi ministri hanno reso insostenibile la posizione del Primo Ministro, il quale ha dovuto alla fine cedere alle pressioni.

Le dimissioni di KP Sharma Oli aprono un’incognita sul futuro del Nepal. Se da un lato potrebbero rappresentare un passo verso la stabilità e l’inizio di un dialogo costruttivo con i manifestanti, dall’altro potrebbero anche innescare un periodo di ulteriore instabilità politica. La decisione del Primo Ministro di dimettersi per “aprire la strada alla soluzione costituzionale dell’attuale crisi” è un gesto significativo, ma la strada per una pace duratura è ancora lunga. Il Paese si trova ora a un bivio, e la reazione delle diverse forze politiche e della popolazione determinerà il corso degli eventi nei prossimi mesi.

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