
Una nuova ipotesi per la prossima Legge di Bilancio arriva dalla Lega: consentire l’uscita dal lavoro a 64 anni con almeno 25 anni di contributi, utilizzando il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr) per colmare eventuali “buchi” nei requisiti economici. Una misura che dovrebbe sostituire le attuali Quote, ma che secondo le prime simulazioni elaborate da Smileconomy per Repubblica potrebbe essere accessibile solo a una minoranza di lavoratori.
Le condizioni per l’uscita a 64 anni
Il nuovo schema riguarderebbe sia i contributivi puri (assunti dal 1996 in poi) sia chi ha iniziato a lavorare prima, purché con almeno 25 anni di versamenti. L’assegno pensionistico verrebbe però ricalcolato interamente con il metodo contributivo, meno favorevole rispetto al retributivo.
Per poter andare in pensione anticipata occorrerà raggiungere una soglia pari a tre volte l’assegno sociale, ossia 1.616 euro lordi mensili. Solo chi supera questa cifra avrà diritto a lasciare il lavoro a 64 anni.
Il ruolo del Tfr
Per chi non raggiunge la soglia prevista, entra in gioco il Tfr accantonato durante la carriera e depositato presso l’Inps. Questo capitale potrà essere trasformato in rendita annuale, con lo scopo di colmare la distanza dal montante contributivo richiesto.

Secondo Smileconomy, però, questa strada è percorribile quasi esclusivamente da chi ha stipendi sopra i 1.900 euro netti al mese. Con salari inferiori, anche utilizzando interamente il Tfr, non si raggiunge la quota necessaria.
Un esempio chiarisce il meccanismo: un lavoratore nato nel 1962 con 30 anni di contributi avrà bisogno di circa 413 mila euro di montante contributivo per uscire a 64 anni. Per accumularlo servono 44 mila euro lordi all’anno di stipendio (circa 2.200 euro netti al mese).
I redditi medi e bassi restano esclusi
Le difficoltà emergono subito per i redditi più bassi. Con 1.900 euro netti al mese, il lavoratore dovrà usare il Tfr per coprire un buco di 83 mila euro. Con 1.700 euro mensili, restano scoperti 59 mila euro; chi guadagna 1.500 euro nettisi trova davanti a un divario di oltre 100 mila euro, impossibile da colmare.
In sostanza, la misura rischia di tagliare fuori gran parte dei redditi medi e bassi, premiando invece chi ha carriere stabili e stipendi elevati.
Le agevolazioni per le madri
Il governo ha previsto un abbassamento dei requisiti per le donne con figli. Con un figlio, la soglia scende a 2,8 volte l’assegno sociale (1.508 euro lordi), con due o più figli a 2,6 volte (1.400 euro lordi).
Ma anche con questi sconti, solo chi guadagna oltre 2.000 euro netti al mese può soddisfare i requisiti. Con 1.800 euroserve l’intero Tfr, mentre con 1.500 euro netti non è comunque possibile anticipare l’uscita.