
Nel cuore di una tranquilla Piacenza, il 25 ottobre 2024, un evento tragico ha squarciato il velo della normalità: una ragazza di soli 13 anni è morta dopo una caduta fatale dal palazzo in cui risiedeva. Le indagini e il successivo processo hanno puntato un faro su un presunto colpevole, il suo fidanzato 15enne, accusato di averla spinta giù da una ringhiera.
La ragione? Un rifiuto doloroso: la ragazza aveva deciso di porre fine alla loro relazione. Il giovane, al momento detenuto a Bologna, ha sempre sostenuto la sua innocenza. Ma, come spesso accade, il corso della giustizia può prendere svolte inaspettate.
Una nuova confessione scuote il processo
Un’udienza cruciale, tenutasi mercoledì 10 settembre, ha gettato nuova luce sul caso, introducendo un elemento che potrebbe ribaltare le sorti del processo. Il programma Mediaset Dentro la Notizia ha svelato in esclusiva un dettaglio sconvolgente: il 15enne avrebbe confessato l’omicidio a un compagno di cella. Questa testimonianza inedita rappresenta un punto di svolta, un’ammissione che va contro ogni precedente dichiarazione. Secondo il racconto del testimone, il giovane avrebbe inizialmente mentito, offrendo versioni contraddittorie dei fatti. Ma dopo un periodo di confidenza, avrebbe ceduto, ammettendo le sue responsabilità nella morte della fidanzatina.
Le parole del compagno di cella, riportate dal programma, sono agghiaccianti. “Mi ha detto che ce l’aveva con lei”, ha riferito il testimone, descrivendo un movente radicato nel rancore. La testimonianza rivela anche un particolare macabro: il 15enne avrebbe confidato che “qualche giorno prima che morisse aveva parlato con un suo amico che gli aveva suggerito di ucciderla”. Interrogato dal compagno di cella su un presunto tradimento della ragazza, il giovane avrebbe risposto di sì, ma avrebbe chiarito che non era questo il motivo che l’aveva spinto a commettere il gesto.
Gli ultimi, tragici istanti
La narrazione del compagno di cella non si ferma al movente, ma si addentra nei dettagli più crudi del drammatico epilogo. Il 15enne avrebbe ricostruito minuziosamente gli ultimi istanti di vita della ragazza. “Mi ha raccontato che erano andati in un palazzo, che l’aveva spinta giù e la ragazza era caduta su un altro piano”. La descrizione di ciò che sarebbe avvenuto subito dopo è ancora più agghiacciante: “Aggrappata alla ringhiera, lo avrebbe implorato dicendogli di amarlo”. Ma, secondo la presunta confessione, il giovane, in un gesto di spietata crudeltà, “prendendola per un braccio, cercava di buttarla giù”, costringendola a mollare la presa.
Una corroborazione che rafforza il caso
Questa nuova testimonianza non è isolata. Come riportato da La Stampa, il racconto trova un’inquietante corrispondenza in altre deposizioni già acquisite. Ci sarebbero infatti tre testimoni che avrebbero visto e sentito il giovane litigare con la 13enne. Queste persone avrebbero riferito di aver visto il ragazzo forzarla oltre il parapetto e accanirsi su di lei per farle mollare la presa, fornendo una prova schiacciante che corroborerebbe il racconto del compagno di cella. La convergenza di queste testimonianze, se ritenute valide, potrebbe costituire un quadro accusatorio inattaccabile.
La richiesta del pubblico ministero Simone Purgato di ammettere il nuovo testimone nel processo ha dato il via a una fase cruciale. I giudici sono ora chiamati a decidere se riconoscere o meno la validità di questo racconto, un’eventualità a cui si oppone con forza l’avvocato dell’imputato, Ettore Maini. Al quotidiano torinese, il legale ha espresso la sua intenzione di opporsi fermamente alla richiesta del pm. La sua mossa legale mira probabilmente a mettere in discussione l’attendibilità del testimone, un fattore che spesso si rivela decisivo in casi del genere. L’esito di questa decisione determinerà il prosieguo del processo e potrebbe segnare la svolta definitiva nel caso che ha scosso l’opinione pubblica italiana.