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A chi conviene davvero una possibile guerra tra Russia e Nato

Pubblicato: 10/09/2025 15:43

Il deteriorarsi dei rapporti tra Russia e Nato, con la prospettiva di una possibile escalation militare, riporta al centro del dibattito una domanda cruciale: chi avrebbe davvero da guadagnare da una guerra vera e propria e chi, invece, ne pagherebbe il prezzo più alto. La risposta, se osservata dal punto di vista economico, appare tutt’altro che scontata.

Guerra Russia-Nato, l’industria della difesa come vincitrice

Se da un lato un conflitto avrebbe effetti devastanti, dall’altro vi sono settori che trarrebbero vantaggio da una nuova corsa agli armamenti. In particolare, le industrie belliche e i grandi gruppi legati alla produzione di sistemi d’arma, mezzi militari e tecnologie avanzate vedrebbero crescere domanda, commesse e utili.

Non è un caso che, già con il solo peggioramento delle tensioni internazionali, il valore in Borsa di molte aziende del comparto difesa abbia registrato rialzi significativi. Per queste imprese, un’escalation significherebbe flussi finanziari stabili e in crescita per anni, grazie agli investimenti pubblici.

L’impatto sui bilanci pubblici

Per i governi, il nodo principale è il costo. Molti Paesi europei hanno già aumentato i propri stanziamenti militari. L’Italia, ad esempio, ha programmato 200 miliardi di euro di investimenti nella difesa nei prossimi dieci anni, una cifra senza precedenti.

Queste risorse, inevitabilmente, andranno a incidere su debito pubblico e deficit, comprimendo gli spazi di spesa per welfare, sanità e istruzione. L’Europa, già fortemente indebitata dopo la pandemia e le crisi energetiche, si troverebbe a dover bilanciare la sicurezza con la sostenibilità dei conti.

Pil e inflazione sotto pressione

Un conflitto aperto tra Russia e Nato avrebbe conseguenze dirette anche sul Pil europeo. A differenza degli Stati Uniti, più lontani dal teatro delle operazioni, le economie del Vecchio Continente subirebbero una contrazione dovuta a incertezza, fuga di capitali e aumento dei costi di produzione.

L’inflazione, già alta negli ultimi anni per la crisi energetica e le catene di approvvigionamento, rischierebbe di tornare a livelli difficilmente gestibili. Prezzi di energia e materie prime crescerebbero, colpendo soprattutto i Paesi più dipendenti dalle importazioni, come l’Italia.

Guerra Russia-Nato, i cittadini come veri perdenti

Alla fine, il costo sociale ricadrebbe sui cittadini. Minore potere d’acquisto, più tasse per sostenere la spesa pubblica, tagli ai servizi e incertezza occupazionale. La spinta militare non basterebbe a compensare l’effetto depressivo sul resto dell’economia, specie nei Paesi a crescita debole e con debito elevato.

Se per l’industria della difesa e per alcuni settori legati alla sicurezza l’escalation potrebbe sembrare un’opportunità, per la maggioranza della popolazione europea il risultato sarebbe una perdita netta di benessere e stabilità economica.

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