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“Cosa ci fanno ingoiare, io non lo accetto!”. Il prof Barbero in rivolta contro Meloni e von der Leyen

Pubblicato: 10/09/2025 11:27
Barbero ingoiare spese militari

La parola pace spesso evoca immagini di serenità e stabilità, ma nella storia dell’umanità la ricerca della pace è stata quasi sempre accompagnata dalla preparazione alla guerra. Nelle piazze, nei salotti e nelle università si discute da secoli su come bilanciare il desiderio di sicurezza con la necessità di evitare conflitti. Ogni generazione affronta questo dilemma a modo suo, spesso coinvolgendo la società civile e gli intellettuali nel confronto su strategie, priorità e risorse da destinare alla difesa.
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In Italia, la riflessione sulla pace e sulle spese militari è diventata particolarmente accesa negli ultimi anni. Le tensioni internazionali, i conflitti globali e le alleanze geopolitiche hanno riportato alla ribalta il detto latino “si vis pacem, para bellum”, che suggerisce che chi vuole la pace deve prepararsi alla guerra. Ma quanto può essere efficace questa filosofia quando il tessuto sociale e civile del Paese reclama investimenti in sanità, scuola e welfare?

Il dibattito pubblico e le voci della cultura

Il confronto tra sicurezza e sviluppo sociale è stato al centro della serata inaugurale della festa de Il Fatto Quotidiano, che si svolge fino al 14 settembre. Tra i protagonisti del dibattito, il giornalista Marco Travaglio e lo storico Alessandro Barbero hanno affrontato uno dei temi più controversi della politica italiana ed europea: l’aumento delle spese militari a fronte di risorse pubbliche limitate per i servizi essenziali.

Travaglio ha posto una domanda cruciale a Barbero, chiedendo se il celebre detto latino potesse ancora avere senso oggi, alla luce delle recenti scelte politiche italiane e europee. La questione non è solo teorica: tocca direttamente le decisioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, le cui politiche in materia di difesa hanno acceso un acceso dibattito pubblico.

La critica di Barbero alle spese militari

Lo storico Alessandro Barbero ha risposto con fermezza: secondo lui, l’argomentazione secondo cui l’aumento delle spese militari servirebbe a garantire la pace è oggi ingannevole. «Il fatto che oggi ci vogliano far ingoiare spese per le armi mentre mancano fondi per sanità e scuola dicendo ‘è per la pace’, non lo accetto», ha dichiarato. Barbero ha ricordato che nella storia chi ha investito sulle armi lo ha fatto sapendo che prima o poi sarebbero state usate, con conseguenze drammatiche per le società coinvolte.

La posizione dello storico richiama l’attenzione su un tema spesso dibattuto ma raramente discusso in termini concreti: quanto dei fondi pubblici destinati alla difesa sia realmente volto a prevenire conflitti e quanto, invece, serva a rafforzare la posizione geopolitica di un Paese.

Il contesto italiano ed europeo

Il dibattito sulle spese militari in Italia non è isolato. L’Unione europea stessa, con le scelte di von der Leyen, ha incoraggiato gli Stati membri a incrementare il budget per la difesa, anche a scapito di investimenti sociali. Questa impostazione ha suscitato polemiche sia tra i cittadini sia tra gli intellettuali, che denunciano il rischio di una militarizzazione indiretta delle risorse pubbliche.

In Italia, le scelte del governo Meloni sono state criticate anche dal mondo accademico e culturale, con osservazioni che sottolineano come l’aumento dei fondi per armamenti rischi di creare squilibri tra sicurezza e servizi essenziali. Secondo Barbero, la vera pace non si costruisce solo con le armi, ma con investimenti nella formazione, nella sanità e nella coesione sociale.

Le reazioni del pubblico e la riflessione civile

La discussione alla festa de Il Fatto Quotidiano ha acceso un acceso confronto tra cittadini, studenti e intellettuali presenti. Molti hanno riconosciuto la pertinenza della critica di Barbero, evidenziando come la priorità del Paese dovrebbe essere il benessere dei cittadini e non la preparazione a conflitti futuri. Altri, invece, hanno sostenuto che la difesa nazionale e la cooperazione internazionale richiedono inevitabilmente spese militari elevate.

Il dibattito mette in luce il dilemma centrale della politica contemporanea: come garantire la sicurezza senza compromettere la giustizia sociale, l’istruzione e la salute pubblica. La discussione tra Travaglio e Barbero rappresenta un esempio concreto di come la società civile possa partecipare al dibattito sulle scelte politiche, ponendo interrogativi che vanno al di là della retorica istituzionale.

Una lezione dalla storia

Le parole di Barbero ricordano che la storia offre sempre insegnamenti preziosi. Le società che hanno puntato tutto sulla militarizzazione spesso hanno pagato un prezzo elevato in termini di vite umane e sviluppo sociale. Il richiamo alla prudenza e alla riflessione critica è quindi centrale: investire in pace significa anche investire in educazione, cultura e servizi essenziali, non solo in armamenti.

La serata conclusiva della festa de Il Fatto Quotidiano conferma come il dibattito su pace, guerra e spese militari non sia un tema marginale, ma una questione centrale per il futuro dell’Italia e dell’Europa. Le domande poste da Travaglio e le risposte di Barbero lasciano aperto un confronto che coinvolge cittadini, politica e istituzioni, in un percorso che punta a conciliare sicurezza e sviluppo civile.

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Ultimo Aggiornamento: 10/09/2025 12:28

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