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“Il sadico e il picchiatore”. Garlasco, le rivelazioni di Flavius Savu: chi tira in ballo

Pubblicato: 10/09/2025 08:31

Un nuovo possibile colpo di scena nel caso Chiara Poggi, a 18 anni dal delitto. Flavius Savu, il latitante romeno coinvolto nello scandalo dei riti esoterici e sessuali al Santuario della Madonna della Bozzola, ha manifestato la volontà di collaborare con gli inquirenti italiani. L’uomo è stato arrestato in Svizzera, nei pressi di Zurigo, dove si era rifugiato.

Savu, condannato in Italia a cinque anni di carcere per estorsione ai danni del prete esorcista Don Gregorio Vitali, è stato fermato dalla polizia elvetica su mandato di cattura internazionale. Al momento dell’arresto avrebbe dovuto incontrare un giornalista italiano al quale aveva promesso di rivelare informazioni esplosive che legherebbero lo scandalo del Santuario all’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco.

A confermare l’intenzione di collaborare è l’avvocato Roberto Grittini, legale di Savu, secondo cui il suo assistito «acconsentirà all’estradizione e si metterà a disposizione della Procura di Pavia», la quale, se lo ritenesse utile, potrebbe sentirlo nell’ambito del procedimento ancora aperto. La pista legata al Santuario viene definita dagli inquirenti come «suggestiva», ma non ancora suffragata da riscontri oggettivi.

Flavius Savu, già noto per il ruolo centrale in un caso di video ricatti a sfondo sessuale, è tornato recentemente sotto i riflettori per le sue dichiarazioni sull’omicidio Poggi. Secondo quanto riferito, la giovane sarebbe stata eliminata per impedirle di rivelare un presunto giro di pedofilia e satanismo legato al Santuario, che coinvolgerebbe anche minorenni usati come oggetto di abuso da uomini influenti.

A suo dire, i festini hard che coinvolgevano Don Gregorio sarebbero solo la superficie di una rete molto più oscura. Al vertice di questa catena, Savu sostiene ci fosse un sistema di rituali sessuali e messe nere, dove sarebbero stati coinvolti anche orfanelli e ragazzine. Una ricostruzione grave, i cui contorni appaiono al momento indimostrati.

Secondo la sua versione, accanto al livello più alto ci sarebbe una struttura esoterica frequentata da giovani legati al contesto di Chiara e Andrea Sempio. Savu avrebbe fornito anche nomi e ruoli: Sempio sarebbe stato «il sadico», mentre l’amico Michele Bertani, morto suicida, «il picchiatore». Le sue parole, riportate da Carlo Bonini su La Repubblica, hanno riacceso i riflettori su un possibile legame tra il Santuario e l’omicidio.

Finora, però, questo filo rosso non ha trovato conferme investigative. Le nuove indagini delegate dal procuratore Fabio Napoleone al Nucleo investigativo di Milano, guidato dal colonnello Antonio Coppola, non hanno ancora portato a elementi concreti. Ma la cattura di Savu potrebbe aprire un nuovo fronte di accertamenti.

Va detto che il passato di Savu è segnato da atti criminali e ricatti. La sua condanna definitiva riguarda la minaccia di rendere pubblici video compromettenti con protagonisti Don Gregorio e un altro sacerdote, ottenendo decine di migliaia di euro. È dunque evidente che ogni sua dichiarazione dovrà essere verificata attentamente.

Nel frattempo, oggi a Milano riprendono gli accertamenti tecnici previsti nell’ambito dell’incidente probatorio. Al centro dell’analisi, le impronte latenti su alcuni rifiuti sequestrati: fino a ora, è emerso solo il DNA di Chiara Poggi su una confezione di Fruttolo e quello di Alberto Stasi sulla cannuccia del tè.

Stasi, unico condannato in via definitiva per l’omicidio, resta detenuto. Ma le nuove piste – comprese le parole di Savu – potrebbero portare i magistrati a riesaminare alcune dinamiche. Non è escluso che il testimone venga ascoltato formalmente nei prossimi giorni.

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