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Cina, tra neutralità proclamata e sostegno occulto a Russia e Iran

Pubblicato: 10/09/2025 11:18

La Cina continua a dichiarare la propria adesione al principio di “non interferenza” nei conflitti internazionali, sostenendo di non fornire armi a nessuna delle parti in guerra. Tuttavia, negli ultimi anni, Pechino è stata più volte accusata di comportamenti opposti: un sostegno militare diretto a paesi coinvolti in guerre regionali, mascherato da neutralità diplomatica.

L’ombra dei legami con Iran e Pakistan

Secondo diversi report indipendenti, la Cina avrebbe fornito assistenza militare non solo alla Russia nella guerra contro l’Ucraina, ma anche al Pakistan durante lo scontro armato con l’India nel maggio scorso.

Ora i riflettori si accendono sui presunti legami con l’Iran, impegnato in un conflitto a più livelli con Israele. Dopo il cessate il fuoco seguito alla guerra di dodici giorni in Medio Oriente, Pechino avrebbe consegnato a Teheran batterie per missili terra-aria in cambio di petrolio, una risorsa vitale per l’Iran la cui difesa aerea era stata compromessa dai bombardamenti israeliani.

L’ambasciata cinese in Israele ha respinto queste accuse, ribadendo che Pechino “si oppone fermamente alla proliferazione di armi di distruzione di massa e non esporta armi verso paesi in guerra”. Tuttavia, dal Ministero degli Esteri cinese non è ancora arrivata una presa di posizione ufficiale sul presunto trasferimento.

La posizione sulla guerra in Ucraina

La guerra in Ucraina rappresenta il banco di prova più evidente di questa ambiguità. Nonostante le dichiarazioni di neutralità, la Cina ha mantenuto rapporti stretti con la Russia, condividendone l’obiettivo strategico di sfidare l’ordine internazionale a guida occidentale.

Secondo indiscrezioni riportate da fonti europee, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi avrebbe recentemente detto all’Alta rappresentante Ue, Kaja Kallas, che Pechino non può permettersi una sconfitta della Russia. Una perdita sul campo, ha sottolineato, significherebbe esporre la Cina a una pressione strategica ancora più intensa da parte degli Stati Uniti. D’altro canto, il presidente ucraino Zelensky ha più volte denunciato la finta neutralità di Pechino sul conflitto, accusando apertamente la Cina di fornire aiuti militari a Mosca.

Estendere la “negabilità” all’Iran?

Analogamente alla Russia e al Pakistan, l’Iran è sempre più considerato un partner strategico della Cina. Nel 2021, Pechino e Teheran hanno firmato un accordo di cooperazione globale della durata di 25 anni e del valore di 400 miliardi di dollari, che include settori come commercio, energia e sicurezza.

L’intesa mostra il peso che la Cina attribuisce all’Iran come contrappeso all’influenza statunitense e dei suoi alleati, in particolare Israele e Arabia Saudita. Tuttavia, la posizione di Teheran nella regione si è recentemente indebolita: la sua difesa aerea è stata duramente colpita dagli scontri con Israele, mentre alleati come Hamas, Hezbollah e il regime di Assad in Siria sono stati messi in grave difficoltà.

In questo contesto, appare strategicamente rilevante per Pechino sostenere l’Iran, contribuendo alla stabilità del regime. La Cina ha già eluso in passato le sanzioni sull’energia iraniana, importando circa il 90% del petrolio di Teheran. Sebbene non abbia fornito aiuti militari durante la guerra dei dodici giorni, sono emerse notizie secondo cui Teheran starebbe valutando Pechino come fornitore alternativo, vista la difficoltà della Russia a garantire equipaggiamenti difensivi di qualità.

Alcune voci sui social media cinesi si sono spinte fino a suggerire la vendita diretta di armamenti da parte di Pechino. Se ciò accadesse, la Cina seguirebbe probabilmente lo stesso schema adottato altrove: negare pubblicamente ogni coinvolgimento e al tempo stesso fornire sostegno in via riservata.

Questa strategia consentirebbe a Pechino di mantenere relazioni diplomatiche con i rivali regionali dell’Iran, beneficiando di un Medio Oriente instabile che distrae l’attenzione degli Stati Uniti e offre maggiori margini di manovra strategica. L’uso della negazione plausibile, in definitiva, riflette un disegno più ampio: affermare l’influenza cinese nei conflitti regionali, indebolire il dominio occidentale e tutelare i propri interessi evitando le conseguenze di un impegno militare diretto.

Il lancio di un missile balistico ipersonico cinese Starry Sky-2

La “negabilità plausibile” e i rischi per Pechino

Secondo gli analisti, il comportamento cinese rientrerebbe nella logica della “plausible deniability”: un sostegno militare negato ufficialmente, che consente a Pechino di rafforzare la propria influenza evitando conseguenze diplomatiche dirette. Ma questa strategia rischia di incrinarsi con il moltiplicarsi delle prove indirette. Quando la negazione non è più credibile, si parla di “negabilità implausibile”, un passaggio che potrebbe minare seriamente la reputazione internazionale della Cina.

Tra diplomazia e interessi geopolitici

L’immagine di Pechino come attore neutrale e fautore della stabilità internazionale appare sempre più difficile da sostenere. La combinazione tra dichiarazioni ufficiali e azioni sul terreno conferma il doppio binario su cui la Cina sta cercando di muoversi: da un lato, il rispetto formale dei principi della politica estera tradizionale; dall’altro, la volontà di rafforzare il proprio peso militare e geopolitico accanto agli alleati.

Una strategia che, sebbene utile nel breve periodo, rischia di trasformarsi in un boomerang politico con ricadute sulle relazioni internazionali della Cina nei prossimi anni.

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