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“Finirà così”. Conte affossa il campo largo, per il centrosinistra ora sono guai

Pubblicato: 10/09/2025 10:37
Conte campo largo sinistra

Nel pieno della campagna elettorale per le Regionali, Giuseppe Conte ha scelto la via dello scontro frontale con Giorgia Meloni. Dal palco dei comizi in Calabria, Campania e Marche, il leader del Movimento 5 Stelle ha accusato il governo di aver collocato l’Italia «dalla parte sbagliata della storia» nella gestione della crisi in Gaza, denunciando che i volontari della Flotilla sarebbero stati trattati «come terroristi» da Israele con la complicità del silenzio italiano. Parole che hanno segnato un ulteriore irrigidimento del confronto politico, a pochi giorni dal voto regionale.
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Conte, in un’intervista rilasciata al Corriere, ha poi spostato l’attenzione sul terreno interno, sottolineando che l’appuntamento con le urne rappresenta un banco di prova cruciale. L’ex premier punta a infliggere un vero e proprio «scossone» a Meloni, che a suo dire potrebbe risentire in prospettiva del risultato elettorale, fino a metterne in discussione la leadership.

L’attacco al governo su economia e finanza

Dal palco e sulle pagine dei giornali, Conte ha criticato duramente la gestione economica dell’esecutivo. A suo giudizio, il governo Meloni avrebbe condotto il Paese verso un «crollo della produzione industriale», riducendo la crescita allo «zero virgola» e cancellando strumenti considerati utili dalle imprese come Ace e Transizione 4.0. L’ex premier ha rimarcato come l’Italia e l’Europa non siano state capaci di contrastare con decisione la politica commerciale americana, oggi guidata da Donald Trump.

Conte ha respinto con fermezza l’idea che la premier abbia conquistato gli applausi degli imprenditori solo per la stabilità dei conti. Al contrario, ha evidenziato i rischi di una politica economica subordinata agli impegni internazionali in materia di spesa militare.

Difesa, spesa militare e Patto di stabilità

L’ex premier ha puntato il dito contro il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, reo a suo dire di aver ammesso che le spese per la difesa peseranno in modo determinante sui conti pubblici. Secondo Conte, il governo avrebbe sottoscritto impegni «senza battere ciglio», accettando un Patto di stabilità che prevede tagli al welfare per 13 miliardi l’anno e promesse in sede Nato per oltre 445 miliardi nei prossimi dieci anni.

Da qui il bivio: o rispettare questi vincoli a costo di sacrificare famiglie e imprese, oppure non mantenerli, tornando all’immagine di un’Italia poco credibile. Una prospettiva che Conte imputa alla «sudditanza» di Meloni, incapace di difendere la dignità nazionale in sede internazionale.

L’unità del centrosinistra e il dialogo con Schlein

Il discorso dell’ex premier si è poi spostato sul terreno delle alleanze. Conte ha ribadito che l’unità del centrosinistra è la condizione necessaria per vincere, ma ha precisato che non può ridursi a una semplice invocazione. Servono programmi concreti, valori condivisi e un progetto stabile.

La collaborazione con la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, appare dunque obbligata, ma non priva di tensioni. Conte ha ricordato come esperienze passate, come il governo Prodi, abbiano dimostrato che vincere senza una base solida rischia di produrre esecutivi deboli e destinati a cadere rapidamente. Per questo, ha rivendicato il lavoro svolto insieme ai suoi dirigenti e ad esponenti come Goffredo Bettini per costruire un percorso progressista credibile.

Polemiche interne e campo largo

Non sono mancate le critiche al centrosinistra. Conte ha sottolineato come le polemiche interne al Pd, in particolare in Campania, non lo riguardino direttamente. Ha rifiutato l’idea che la costruzione di un «campo largo» sia una mera questione di patti di potere, ribadendo che il Movimento 5 Stelle si muove nel solco del rinnovamento, dell’etica pubblica e della giustizia sociale.

Sul ruolo del centro, Conte è stato netto: «è un luogo metaforico», ha detto, sottolineando come il compito di parlare al ceto medio impoverito spetti alle forze progressiste. Il leader pentastellato ha rivendicato che il suo movimento se ne sta già facendo carico, mentre a suo dire il governo avrebbe abbandonato le piccole e medie imprese e le politiche di integrazione.

Le polemiche sull’Europa e von der Leyen

Nel dibattito aperto da Conte si inseriscono anche le crescenti polemiche contro Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione europea viene accusata da più parti di aver trasformato Bruxelles in un attore bellico più che diplomatico, alimentando la corsa agli armamenti senza avanzare una reale strategia per la pace.

Secondo molti osservatori, il rischio è che l’Unione europea perda la sua identità originaria, costruita sulla riconciliazione e sulla cooperazione tra i popoli, per assumere invece un ruolo di parte nei conflitti globali. Le critiche a von der Leyen, spesso indirette ma sempre più frequenti, trovano eco anche nelle parole di Conte, che invita l’Europa a non smarrire il suo compito di garante della stabilità.

Una sfida che guarda alle politiche

L’obiettivo di Conte resta chiaro: utilizzare le Regionali come trampolino per mettere in difficoltà il governo e preparare la sfida alle politiche nazionali. Il leader del M5S non esclude scenari in cui la premier Meloni possa restare al potere per lungo tempo, ma ribadisce che la costruzione di un’alternativa progressista autentica, radicata nei temi sociali ed economici, è l’unica strada per cambiare davvero l’Italia.

Tra comizi infuocati e interviste mirate, il confronto politico si accende dunque sempre di più, con un Movimento 5 Stelle che punta a riaffermarsi come forza centrale dell’opposizione e un centrosinistra che deve ancora trovare il modo di trasformare la sua fragile unità in una proposta di governo solida e duratura.

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