
Gli attivisti della Global Sumud Flotilla, che si trovano a bordo delle imbarcazioni umanitarie dirette a Gaza, hanno subito due attacchi in rapida successione mentre erano ormeggiati nel porto di Sidi Bou Said, in Tunisia. Il primo episodio, avvenuto nella notte tra lunedì e martedì, ha coinvolto la Family, battente bandiera portoghese, mentre il secondo ha colpito l’Alma, con bandiera britannica, la notte successiva.
Gli attacchi, che sembrerebbero essere stati perpetrati con droni, hanno causato danni, ma fortunatamente nessuno degli attivisti è rimasto ferito. Nonostante le immagini e le testimonianze degli equipaggi, le autorità tunisine hanno negato che si sia trattato di attacchi con droni, ma la risposta della popolazione locale è stata di grande solidarietà verso la missione.
Il primo attacco alla Family
Tony La Piccirella, attivista italiano a bordo della Family Boat, e Miguel Duarte, capo missione di Sea Watch che si trovava sulla stessa imbarcazione, hanno raccontato i dettagli del primo attacco. Secondo la loro testimonianza, un drone si è avvicinato alla barca poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il velivolo, dopo aver sorvolato l’imbarcazione, ha sganciato un esplosivo incendiario che ha immediatamente appiccato il fuoco in diverse parti del ponte. L’equipaggio ha reagito prontamente, riuscendo a domare le fiamme, ma i danni strutturali sono visibili e significativi. Duarte ha sottolineato come l’azione sia stata rapida e mirata, finalizzata a causare il massimo danno possibile.
Il secondo attacco all’Alma
A distanza di sole 24 ore, un secondo attacco quasi identico ha colpito l’Alma, un’altra imbarcazione della flottiglia. Anche in questo caso, il metodo è stato lo stesso: un drone che si è avvicinato nell’oscurità e ha sganciato un dispositivo incendiario. Tuttavia, la reazione rapida dell’equipaggio ha evitato conseguenze peggiori. La Piccirella ha spiegato che la crew è riuscita a estinguere l’incendio quasi subito, evitando danni strutturali o feriti. Le due aggressioni consecutive hanno sollevato preoccupazioni sulla sicurezza della missione e sulla natura degli attacchi, che sembrano essere atti di intimidazione coordinati. Dopo il secondo attacco, gli attivisti hanno anche recuperato dei resti di una granata incendiaria avvolta da materiale metallico-plastico, che potrebbe essere parte del drone stesso.
Reazione delle autorità e della popolazione
A seguito dei due attacchi, le autorità tunisine hanno visitato le imbarcazioni. Nonostante le immagini delle telecamere di sicurezza e le testimonianze dirette degli attivisti che indicano chiaramente l’uso di droni, le autorità hanno negato questa ipotesi. La Piccirella ha raccontato che due militari tunisini sono stati fatti salire a bordo sia della Family che dell’Alma per pattugliare le imbarcazioni. Questa misura, sebbene rappresenti una forma di protezione, non è stata sufficiente a rassicurare la Flottiglia, che ha deciso di lasciare il porto di Sidi Bou Said per cercare un approdo più sicuro e meglio attrezzato. In netto contrasto con la negazione ufficiale, la popolazione locale ha dimostrato una grande solidarietà, riempiendo il porto per offrire il proprio sostegno agli equipaggi, un gesto che La Piccirella ha definito come una risposta del popolo agli attacchi subiti.
Prospettive future della missione
Nonostante gli attacchi, la Global Sumud Flotilla non intende fermare la propria missione umanitaria. L’obiettivo rimane quello di portare aiuto e sostegno alla popolazione di Gaza. Gli attivisti sono determinati a proseguire il loro viaggio, partendo al più presto verso una destinazione più sicura. La Piccirella ha sottolineato che questi episodi sono attacchi intimidatori che non stanno funzionando e che, anzi, rischiano di spostare l’attenzione dalle reali sofferenze del popolo di Gaza. “Teniamo alta l’attenzione lì”, ha concluso l’attivista, invitando a reagire con ogni mezzo democratico e a farsi sentire, per garantire che la missione non venga deviata o compromessa da chi cerca di sabotarla.