
La notte del 10 settembre 2025 le autorità polacche hanno denunciato ripetute incursioni di droni russi nello spazio aereo della Polonia, durante un’ondata di attacchi aerei russi diretti all’Ucraina. In risposta, Varsavia ha chiuso temporaneamente l’aeroporto Chopin di Varsavia e ha messo in stato di allerta massima le proprie difese aeree. Si è trattato di una provocazione senza precedenti, con almeno 19 violazioni registrate nel corso della notte.
Alcuni dei droni, identificati come droni d’attacco russo-iraniani modello Shahed, sono stati abbattuti dalle forze polacche; frammenti di uno di essi hanno colpito un’abitazione civile (senza provocare vittime). Il premier polacco Donald Tusk ha definito la situazione «più vicina che mai a un conflitto aperto dalla Seconda guerra mondiale», sottolineando come queste incursioni aeree superino il limite delle normali provocazioni e richiedano la massima attenzione.
La gravità dell’incidente ha spinto la Polonia a invocare la consultazione degli alleati ai sensi dell’Articolo 4 del Trattato Nord Atlantico. Tutta la Nato si è immediatamente allertata: il Consiglio Nord Atlantico si è riunito d’urgenza e ha discusso una risposta congiunta alle violazioni russe. Questo tipo di incursione – «un attacco di droni senza precedenti nella storia recente della Nato», secondo il presidente polacco Karol Nawrocki – è stato interpretato come un avvertimento per l’intera Alleanza.
Numerosi leader europei hanno condannato con fermezza l’accaduto: Macron ha parlato di “incursione del tutto inaccettabile”, Von der Leyen e Charles Michel hanno ribadito che “la sicurezza di uno è la sicurezza di tutti”, esprimendo piena solidarietà a Varsavia. Anche governi tradizionalmente più cauti verso Mosca, come quello ungherese di Orbán, hanno dichiarato inaccettabile la violazione dello spazio aereo polacco pur invocando soluzioni diplomatiche.
Il messaggio complessivo è chiaro: la Nato considera queste incursioni una minaccia diretta alla sicurezza collettiva europea e si prepara ad affrontare diversi scenari, compreso quello peggiore di uno scontro aperto con la Russia.

Lo scenario di un conflitto Nato-Russia in Europa
Alla luce di questi eventi, cresce il timore di un’escalation militare che coinvolga direttamente la Nato e la Russia. Se le provocazioni dovessero continuare o intensificarsi – ad esempio con un drone che causasse vittime o un missile russo che colpisse deliberatamente il territorio polacco – la situazione potrebbe rapidamente evolvere in un conflitto aperto.
In tal caso, la Polonia (e con essa l’intera Alleanza Atlantica) potrebbe invocare l’Articolo 5 del Trattato Nato, quello della difesa collettiva, facendo scattare la partecipazione militare di tutti i Paesi alleati nella difesa del membro attaccato.
In questo scenario, le ostilità iniziali sarebbero probabilmente caratterizzate da operazioni aeree e missilistiche su larga scala più che da un immediato scontro terrestre. La Russia potrebbe intensificare l’uso di droni kamikaze e missili a medio raggio contro obiettivi militari e infrastrutture critiche in Polonia, mentre la Nato metterebbe in atto la sua superiorità convenzionale nel dominio aereo, attivando l’Integrated Air and Missile Defence System.
Già nell’incidente del 10 settembre si è vista una “cooperazione esemplare” tra le difese polacche e quelle Nato: agli F-16 polacchi in volo si sono affiancati caccia F-35 olandesi e velivoli AWACS italiani per la sorveglianza aerea. Inoltre, batterie Patriot fornite dagli alleati hanno rilevato i droni russi sui radar sin dalle prime incursioni.
Un conflitto di più ampia portata vedrebbe quindi cieli contesi: da un lato sciami di droni e salve di missili russi (anche eventualmente dalla Bielorussia); dall’altro, una robusta cappa difensiva Nato volta a intercettare e neutralizzare ogni minaccia.
Il rischio ultimo di uno scenario del genere risiede ovviamente nella possibile escalation nucleare. È plausibile che inizialmente le parti cercherebbero di limitare lo scontro ad armi convenzionali e a teatri circoscritti, mantenendo aperti canali diplomatici per evitare il punto di non ritorno. Anche una guerra “limitata”, tuttavia, avrebbe conseguenze gravissime per l’Europa.
Il ruolo dell’Italia: impegno Nato e reazione politica
Sin dalle prime ore successive all’incidente in Polonia, l’Italia ha manifestato piena solidarietà a Varsavia. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha condannato “la grave e inaccettabile violazione dello spazio aereo polacco e dell’Alleanza” da parte russa, assicurando che “l’Italia continuerà a lavorare per garantire la sicurezza europea”.
In Parlamento si registrerebbe con ogni probabilità una larga maggioranza trasversale a sostegno dell’attivazione dell’Articolo 5, con il Governo autorizzato a impiegare le Forze Armate in difesa di un alleato aggredito. Malgrado in passato alcune forze politiche italiane abbiano mostrato posizioni più prudenti o dialoganti verso Mosca, di fronte a un’aggressione diretta alla Nato il fronte politico interno si compatterebbe.
Il coinvolgimento dell’Italia implicherebbe l’attivazione immediata di una serie di misure militari e di sicurezza sul territorio nazionale e all’estero. Verrebbe elevato al massimo il livello di allerta delle forze armate, con pattugliamenti continui e sistemi antimissile in prontezza. L’Italia ospita basi Nato e statunitensi – Aviano, Sigonella, JFC Naples – che potrebbero diventare bersagli di eventuali rappresaglie russe.
Unità italiane verrebbero schierate sul fianco est dell’Alleanza. L’Aeronautica Militare italiana ha già partecipato ad operazioni di Air Policing nei Baltici e in Polonia. Già nella notte delle incursioni, jet italiani da ricognizione erano in azione per proteggere la Polonia, integrati nell’operazione alleata.
Sul piano diplomatico, Roma si muoverebbe per mantenere unità e coordinamento con partner europei e Washington, assumendo anche un ruolo di raccordo tra il Mediterraneo e l’Est Europa. Parallelamente, il governo dovrebbe gestire gli impatti economici: aggravarsi della crisi energetica, calo dell’export, misure straordinarie di sicurezza interna.

Le capacità militari italiane in un conflitto aereo moderno
In uno scontro che sarebbe soprattutto aereo e tecnologico, l’Italia metterebbe in campo il meglio delle proprie capacità. L’Aeronautica Militare dispone di circa 96 caccia Eurofighter Typhoon e di una flotta crescente di F-35 Lightning II, destinata a raggiungere le 115 unità.
Gli F-35, grazie alla loro invisibilità ai radar, sarebbero probabilmente tra i primi assetti ridislocati sul fronte orientale per colpire centri di comando e lanciatori di missili. I Typhoon continuerebbero a garantire la difesa dello spazio aereo.
A supporto, i velivoli G550 CAEW fornirebbero sorveglianza e comando, mentre i KC-767A tanker permetterebbero il rifornimento in volo. L’Italia partecipa inoltre ai programmi Nato di sorveglianza con droni Global Hawk e dispone dei propri MQ-9 Reaper.
Sul fronte della difesa contraerea, l’Italia impiega i sistemi SAMP/T con missili ASTER 30. Cinque batterie sono in dotazione, una delle quali già utilizzata in missioni Nato in Turchia e Slovacchia. È in corso l’acquisizione della nuova versione SAMP/T NG. A breve entreranno in servizio i sistemi CAMM-ER e i cannoni antidrone Skynex, destinati a proteggere basi e infrastrutture da droni e munizioni vaganti.
Complessivamente, l’Italia dispone di assetti aerei e difensivi di alto livello, ma restano limiti nelle scorte di munizioni, stimate sufficienti solo per pochi mesi di conflitto. Il governo ha annunciato un piano di investimenti da oltre 200 miliardi nei prossimi dieci anni per colmare queste lacune.

Implicazioni politiche e strategiche per l’Italia
Un coinvolgimento italiano rafforzerebbe il legame transatlantico e il ruolo strategico del Paese in Europa, ma comporterebbe sacrifici economici e rischi interni. La spesa per la difesa crescerebbe, a scapito di altri settori, e sarebbero probabili nuove ondate migratorie dall’Est Europa.
Per la società italiana sarebbe uno shock epocale, riportando il continente in una situazione di guerra mai conosciuta dalle generazioni attuali. Allo stesso tempo, l’Italia mostrerebbe di essere un alleato affidabile e determinato, capace di contribuire concretamente alla difesa collettiva.
La speranza è che la deterrenza Nato e la coesione europea bastino a far desistere Mosca da ulteriori escalation; ma se così non fosse, l’Italia dovrà farsi trovare pronta ad affrontare la più grave minaccia alla pace europea dal 1945.