Vai al contenuto

La grande paura di Giorgia Meloni: “Stavolta ci giochiamo tutto”, tensione ai massimi

Pubblicato: 10/09/2025 14:39

A Palazzo Chigi cresce la tensione. Il referendum sulla giustizia, incentrato sulla separazione delle carriere tra giudici e pm, si è trasformato in un vero campo minato politico. Non si tratta più soltanto di un tema tecnico, ma di una partita che mette in gioco la tenuta del governo.

Tra i fedelissimi della premier comincia a circolare una frase eloquente: “Sulla giustizia ci giochiamo tutto”. Un’espressione che fotografa la sensazione di ansia che serpeggia tra ministri e parlamentari, anche quelli più distanti dal dossier.

La paura di una bocciatura politica complessiva

Il timore della presidente del Consiglio è che un eventuale fallimento sul referendum venga interpretato come un giudizio negativo su tutta l’azione dell’esecutivo. È per questo che Giorgia Meloni, secondo indiscrezioni raccolte da chi le è vicino, avrebbe lasciato intendere che una sconfitta netta potrebbe persino spingerla a rimettere il mandato.

La riforma della giustizia è da sempre un cavallo di battaglia del centrodestra e perdere sul terreno della separazione delle carriere sarebbe un colpo duro di fronte all’elettorato più identitario di Fratelli d’Italia.

meloni tajani cittadinanza

Magistratura in campo e maggioranza in allarme

A complicare lo scenario c’è la decisione dell’Associazione nazionale magistrati di scendere direttamente in campo contro la riforma. Una mossa che trasforma il referendum in uno scontro aperto tra toghe ed esecutivo, spiazzando partiti e alleati.

Nella maggioranza non mancano i segnali di nervosismo. Alcuni centristi, come Maurizio Lupi e Renato Schifani, hanno espresso dubbi su “un uso strumentale del referendum”. Ma ormai il pressing sul voto è totale: ministri e dirigenti hanno ricevuto l’indicazione di parlare, mobilitare e convincere.

L’opposizione punta sull’astensione

Intanto l’opposizione prepara la controffensiva. Non solo campagna per il “No”, ma anche strategia dell’astensione, potenzialmente devastante se riuscisse a depotenziare il fronte del “Sì”.

Se l’affluenza fosse bassa o se il Sì uscisse sconfitto, l’onda d’urto arriverebbe fino a Palazzo Chigi, aprendo una fase di instabilità interna. Una sconfitta referendaria, in questo contesto, potrebbe lasciare il segno ancora più di una sconfitta elettorale.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure