
La famiglia di Sara Campanella, la giovane uccisa a Messina dall’ex compagno Stefano Argentino, ha depositato una denuncia formale contro la madre dell’uomo, Daniela Santoro, ipotizzando i reati di favoreggiamento personale e concorso morale nell’omicidio. A presentare l’atto alla Procura di Messina sono stati gli avvocati che assistono i familiari della vittima, i quali hanno anche consegnato una serie di messaggi WhatsApp scambiati tra madre e figlio dopo il delitto.
Secondo quanto sostenuto dai legali, Daniela Santoro avrebbe aiutato Argentino a fuggire e a sottrarsi momentaneamente alla cattura, subito dopo l’uccisione di Sara. Il sospetto, ancora tutto da verificare, è che la donna non solo fosse a conoscenza del delitto, ma che ne abbia anche coperto le tracce o comunque incoraggiato indirettamente il gesto. Il contenuto dei messaggi, al momento secretato, sarebbe stato ritenuto dai legali “sufficientemente rilevante” da motivare l’azione giudiziaria.
Stefano Argentino, reo confesso, si era tolto la vita nel carcere di Gazzi, a Messina, pochi giorni dopo l’arresto, impedendo così lo svolgimento del processo. La sua morte ha lasciato aperte molte domande sul contesto in cui è maturato il femminicidio e sulle eventuali responsabilità di terzi. I legali della famiglia Campanella hanno chiarito che la denuncia è un atto necessario per “non lasciare zone d’ombra”.

«Finora c’è stato silenzio, necessario per un dolore così grande, ma siamo qui per dare giustizia a Sara», ha detto Concetta Serrano Spagnolo, madre della vittima, a margine della chiusura del processo formale contro Argentino, archiviato per morte dell’imputato. «Vogliamo la verità. Se ci sono responsabilità, allora si trovino. Sara era amore e continuerà a dare amore», ha aggiunto visibilmente commossa.
Il femminicidio di Sara Campanella aveva scosso profondamente la comunità messinese. La giovane era stata uccisa nella sua abitazione al culmine di un’escalation di violenze già segnalate in passato. Dopo il delitto, Argentino era sparito per diverse ore, prima di essere individuato e arrestato. La sua versione dei fatti è stata confermata solo in parte dagli elementi raccolti dagli inquirenti.
Con la chiusura formale del procedimento penale per la morte di Stefano Argentino, la famiglia Campanella ha deciso di spostare l’attenzione su chi potrebbe aver avuto un ruolo secondario ma non irrilevante. La madre dell’assassino, secondo gli avvocati, avrebbe avuto modo e tempo di influire sulla condotta del figlio, sia prima che dopo il femminicidio.

Non è escluso che la Procura di Messina apra un fascicolo per verificare eventuali profili di responsabilità. Al momento, la denuncia è stata acquisita e trasmessa all’ufficio competente per le valutazioni preliminari. L’ipotesi di concorso morale in un omicidio è giuridicamente complessa, ma la giurisprudenza riconosce questa figura nei casi in cui si possa dimostrare un’incitazione, istigazione o anche solo mancata opposizione consapevole a un reato grave.
Sul piano emotivo, la battaglia della famiglia Campanella si lega a quella di tante altre famiglie che, in Italia, chiedono verità e giustizia oltre il colpevole materiale. La morte dell’assassino ha tolto alla madre di Sara la possibilità di avere un confronto diretto con chi ha tolto la vita alla figlia. Ma il suo impegno non si ferma.
La denuncia contro Daniela Santoro non è solo un atto giuridico, ma anche una richiesta di chiarimento morale su ciò che è accaduto prima e dopo la morte di Sara. «Il nostro impegno è per lei – ha concluso la madre – e per tutte le altre donne che non possono più parlare. La verità non si può seppellire».