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“So come è morta mia moglie”. Liliana Resinovich, Sebastiano Visintin lo rivela in diretta

Pubblicato: 10/09/2025 10:07

Mistero, dolore e verità mancata: la storia di Liliana Resinovich, trovata senza vita il 5 gennaio 2022 a Trieste, continua a scuotere l’opinione pubblica. Il marito, Sebastiano Visintin – oggi al centro delle indagini per omicidio – ha deciso di rompere il silenzio e raccontare la sua versione a Porta a Porta, rispondendo con fermezza alle accuse di Claudio Sterpin e difendendo la memoria della moglie. “È vergognosa una persona che si permette di parlare di mia moglie, dicendo che dovevano andare via, che lei doveva lasciarmi, che voleva andare fuori di casa, è estremamente vergognoso. Io chiedo al signor Sterpin un po’ di rispetto verso mia moglie che non è qui a rispondere a queste cose”.

La tensione resta alta tra accuse e dichiarazioni pubbliche. Le parole di Visintin seguono l’intervento di Sterpin da Bruno Vespa, dove si metteva in dubbio l’armonia familiare della coppia: “Ci sono degli indizi che dimostrano tante incongruenze in quello che ha dichiarato il marito di Liliana: per esempio che il loro era un idillio che durava da 30 e rotti anni. Potrà essere stato così per i primi anni ma, negli ultimi almeno cinque anni, l’idillio era scomparso totalmente: tanto che, nelle ultime trasferte che loro facevano, lei chiedeva letti separati in camera”. Visintin ha negato ogni crisi e ha ribadito il suo dolore per la perdita della moglie.

Sotto i riflettori: la memoria di Liliana tra accuse e difese

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Sebastiano Visintin Liliana Resinovich

Sebastiano Visintin non si nasconde: ripercorrendo il giorno della tragedia, racconta senza filtri il suo dolore. “Io ho salutato mia moglie, sono andato via, ho fatto le mie cose e non l’ho mai più rivista, né da viva né da morta. Pensavo di impazzire, di morire, ci ho messo forse due anni per riprendermi completamente. Mi vedete sorridente, però dentro questo dolore ti uccide”. Per Sebastiano, la spiegazione più logica resta il suicidio: “Sono convinto che Liliana è uscita di casa, e questo veramente mi distrugge ancora di più, lasciando documenti, portafogli, la fede e poi sistemare la casa, aveva fatto le lavatrici. Quando poi sono ritornato ho trovato la casa tutto a posto, tutto perfetto”.

Nonostante le sue convinzioni, i dubbi rimangono e la comunità continua a interrogarsi. La vicenda resta piena di ombre e misteri che chiedono ancora una risposta.

Ombre e misteri: la questione della GoPro e le indagini in corso

Sebastiano Visintin Liliana Resinovich

Uno dei punti più discussi resta quello della GoPro di Visintin. “Questa GoPro è stata a disposizione della procura per mesi. Hanno scaricato tutti i file che c’erano dentro. Quando hanno finito di copiare i video e le foto, mi è stata restituita, il 23 giugno del 2023: sono passati due anni da quando è scomparsa Liliana, sarò padrone di fare quello che voglio”. I filmati del giorno della scomparsa sarebbero stati cancellati proprio quando il gip si oppose all’archiviazione. Visintin si difende: i contenuti sono sempre stati trasferiti su hard disk personali, acquisiti anche dagli inquirenti.

Collaborazione e richiesta di chiarezza sono i pilastri della posizione di Sebastiano. “È giusto che ci sia un nuovo incidente probatorio”, ha dichiarato, ricordando che il suo avviso di garanzia lo identifica come l’assassino della moglie, accusandolo di averla picchiata, strangolata e nascosto il corpo. “Io sono sereno, tranquillo, non ho niente a che fare con tutto questo. E per questo noi chiediamo che venga fatto un ulteriore accertamento a 360 gradi su tutte le persone che hanno avuto a che fare con la scomparsa di Liliana”.

Perizie, errori e ricerca della verità

Visintin ha chiesto una terza perizia medico-legale, convinto che errori nelle precedenti abbiano compromesso la ricerca della verità. “Ci troviamo di fronte a una prima perizia che è completamente diversa dalla seconda. Poi hanno fatto degli errori enormi: quando il corpo di mia moglie è stato portato in obitorio, è stata lasciata lì cinque giorni a temperatura ambiente e il suo corpo, in quei cinque giorni, si è putrefatto. È giusto che ci sia una terza persona, una terza perizia che possa stabilire esattamente come stanno le cose”.

Un appello alla città. Nel suo messaggio finale, il marito di Liliana chiede alla comunità di testimoniare se qualcuno l’abbia mai visto litigare con qualcuno. “Sono conosciuto per non aver mai litigato con nessuno, non ho mai messo le mani su nessuno, specialmente e soprattutto su mia moglie”.

Una storia ancora senza verità

La vicenda di Liliana Resinovich resta avvolta nel mistero e, nonostante il tempo passato, la ricerca della verità continua a coinvolgere non solo la famiglia ma anche tutta la comunità. La domanda di giustizia non si spegne e il caso resta, a distanza di anni, uno dei più discussi e sentiti d’Italia.

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