
Che si fa a settembre dopo l’estate? Si attacca la Polonia. Come Hitler nel 1939, anche là con rivendicazioni etnico linguistiche, i famosi tedeschi di Danzica, vessati ed oppressi, Putin 86 anni dopo attacca a settembre la Polonia. Dopo passerelle in Alaska, dichiarazioni distensive a tratti trumpiane, i volenterisi stretti a Zelensky la Storia di Vico e dei suoi ricorsi riporta indietro nel tempo la ciclicità del suo essere. Se prendessimo in mano un manuale di Storia moderna nulla sarebbe insolito, le pagine raffreddate dal tempo assumono una logicità, ma la storia contemporanea, con le sue accelerazioni gravitazionali, con il radicamento delle abitudini e delle esperienze che abbiamo vissuto nelle storie familiari ci restituiscono sbalordimento per essere usciti dal tempo europeo della pace dopo la terribile seconda guerra mondiale. L’attacco di Hitler fu preparato a puntino con una invasione dalla Germania e dalla Slovacchia, oggi in mano al filo putiniano Fico, anch’essa precedentemente aggredita con le solite scuse etniche dei Sudeti. E l’Europa, i volenterosi e i pavidi, che fa? La Nato è un “bivacco di marmittoni imbelli” come descrive Gianni Riotta?
Per Trump la NATO più che un’alleanza militare è una Consip Atlantica per acquisto armi, se Lockheed Martin meglio, il comando è stato da anni subappaltato a pirati del Mare del Nord, più interessati a quei marosi che all’integrità dei suoi vari fronti. Gli italiani, insieme a quasi tutti gli europei, guardano distratti I telegiornali, hanno costruito una linea Maginot cerebrale fatta da Youporn e Temu, difficilmente i moniti di Mattarella su una nuova Sarajevo troveranno ascolto, a parte sulla Premier che ha responsabilmente il cerino in mano. Le opinioni pubbliche europee nel 1939 erano distratte da beghe interne, la crisi della terza Repubblica francese, la guerra civile spagnola, l’andirvieni di governi altalenanti in Inghilterra, i fascisti in Italia. Come oggi i cittadini erano affaccendati dalla vita quotidiana, lontana dalla geopolitica, dopo il bagno di sangue della Grande Guerra non potevano dopo solo vent’anni immaginarne un’altra. Ma furono sconfessati da una tragica realtà che superava grandemente l’immaginazione. In questi tempi odierni la geopolitica la teniamo in mano costantemente. Un telefonino coreano o cinese è strapieno di geopolitica, non solo di tecnologia, vedi i microchip di Taiwan prossimo fronte, ma di materie prime come le terre rare, potenzialmente russe o ucraine, mentre noi su quel telefonino facciamo le chat di scuola o nascondiamo i messaggi dell’amante, che un hacker russo legge in tempo reale mentre gioca a scacchi con testate nucleari di un videogioco.
È chiaro che l’attacco dei droni sulla Polonia più che un segnale di invasione è un messaggio a Trump, noi non ci fermiamo, l’operazione speciale, che significa riprendiamoci quello che è nostro, come un qualunque clan di camorra, va avanti. A te sta di obbligare i riottosi europei ad accettare le condizioni della Nuova Yalta dello Stretto di Bering. Per Trump non è semplice obbligare gente abituata da secoli, se non millenni, ad averla cotta e cruda ad accettare le condizioni di Putin sull’Ucraina e a comprare le armi americane contemporaneamente per controbilanciare la bilancia dell’export made in USA.
Ma il segnale comunque genera terrore, se non orrore, è finita la pace ed i sonni tranquilli per voi ricchi e grassi europei, la Storia non dorme, e nonostante De Gregori non siamo noi. Ci sono anche gli altri sulla soglia di casa, armati.