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Charlie Kirk, parla Roberto Saviano: “Un provocatore, il suo omicidio è un favore a Trump”

Pubblicato: 11/09/2025 13:15
Charlie Kirk Roberto Saviano

La scena era quella di un campus universitario nello Utah, un pomeriggio di dibattito e confronto libero, con lo slogan provocatorio “Provate a smentirmi” appeso sullo sfondo. In pochi istanti, però, quel confronto di idee si è trasformato in tragedia: Charlie Kirk, 31 anni, noto attivista conservatore statunitense e figura di spicco del movimento giovanile MAGA, è stato colpito al collo da un proiettile sparato da circa 200 metri di distanza. È morto davanti a decine di studenti, lasciando attonito un Paese già profondamente diviso.
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La notizia ha attraversato l’oceano, provocando reazioni contrastanti e polarizzate. Negli Stati Uniti, la morte di Kirk è stata subito incorniciata come un atto politico. Ma anche in Europa il dibattito ha assunto toni accesi, soprattutto dopo un post del giornalista e scrittore Roberto Saviano, che ha messo in guardia sul rischio che questo omicidio diventi un detonatore per uno slittamento autoritario nella politica americana.

Il parallelo con l’incendio del Reichstag

Nel suo intervento, Saviano ha accostato l’assassinio di Charlie Kirk all’incendio del Reichstag del 1933, episodio che consentì a Hitler di proclamare lo stato di emergenza e reprimere i diritti civili, aprendo la strada alla dittatura nazista. Un parallelo forte, che sottolinea la potenziale portata politica dell’omicidio: “Non solo la fine di una vita, ma la miccia per una trasformazione radicale dell’equilibrio politico e sociale”, ha scritto Saviano.

Il messaggio è chiaro: in un contesto in cui l’ex presidente Donald Trump appare “debole, instabile e pericoloso”, secondo le parole dello scrittore, un evento traumatico come questo potrebbe offrirgli l’occasione di compattare il suo elettorato e giustificare misure eccezionali. Una dinamica già vista nella storia, quando la paura collettiva viene sfruttata per limitare le libertà democratiche in nome della sicurezza.

Il confine tra idee e violenza

Nel suo post, Saviano ha anche evidenziato la contraddizione tra il ruolo di Kirk come provocatore e il modo in cui è stato messo a tacere. L’attivista era noto per le sue posizioni conservatrici estreme e per un linguaggio spesso divisivo, ma – sottolinea lo scrittore – “le parole sono parole e la violenza è violenza”. Eliminare un avversario con un colpo di fucile, invece di contraddirlo con argomenti, non rafforza la democrazia: la indebolisce.

Secondo Saviano, credere che la morte di Kirk possa fermare la sua propaganda è un errore: “Non esistono omicidi che difendono idee: il sangue versato indebolisce sempre la democrazia”. È un monito che invita a riflettere sul valore della libertà di espressione anche quando essa è scomoda, e sul rischio che l’omicidio politico diventi un’arma pericolosa che mina le fondamenta stesse del confronto democratico.

L’eco politica e sociale dell’assassinio

La morte di Charlie Kirk è destinata a segnare un punto di svolta nella politica statunitense. Il clima di tensione tra fazioni opposte, già acuto, rischia ora di esplodere. La figura di Kirk – idolatrato da una parte della gioventù conservatrice e demonizzato dagli avversari – lo rende un martire simbolico perfetto per rafforzare la narrativa di un’America “sotto attacco” che il fronte pro-Trump porta avanti da anni.

Nel frattempo, le università e gli spazi pubblici diventano terreno di conflitto, dove la libertà di parola e la sicurezza personale sembrano incompatibili. L’omicidio avvenuto nello Utah costringe l’opinione pubblica a interrogarsi su quanto la violenza stia sostituendo il dialogo e su come fermare questa deriva prima che degeneri in uno scontro aperto e permanente.

Il pericolo della strumentalizzazione

L’avvertimento di Roberto Saviano resta sospeso come un monito: la morte di Kirk potrebbe diventare il pretesto per un giro di vite autoritario, per l’adozione di misure repressive e per un’accelerazione di politiche già considerate divisive e illiberali. Trasformare una tragedia in uno strumento di potere, ha ricordato lo scrittore, è una tentazione antica che può riportare indietro le democrazie di decenni.

Se davvero questo omicidio sarà, come teme Saviano, il “Reichstag del 2025” per Trump, lo dirà solo il tempo. Ma una cosa appare certa: in un’America già fragile e polarizzata, il sangue versato sul pavimento di un campus rischia di non spegnere il conflitto, bensì di alimentarlo come mai prima.

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