
La Procura di Roma ha avviato un’indagine sull’attacco hacker che la scorsa settimana ha colpito il profilo X del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Nel fascicolo, al momento contro ignoti, si ipotizza il reato di accesso abusivo a un sistema informatico o telematico.
Secondo le prime ricostruzioni, i pirati informatici sono riusciti a violare l’account ufficiale del ministro, pubblicando almeno due post ingannevoli. Nei messaggi comparsi sulla pagina si invitavano gli utenti a effettuare donazioni in criptovalute: una per presunti funerali di Giorgio Armani e l’altra legata alla crisi di Gaza.
La natura della truffa e le indagini in corso
L’episodio ha immediatamente fatto scattare l’allarme tra i collaboratori del ministro e lo staff del Dicastero della Difesa. I post falsi, rimossi nel giro di poche ore, sono stati segnalati come un tentativo di phishing mirato a sfruttare l’eco di vicende di forte impatto mediatico.
La Procura capitolina, che ha aperto il fascicolo coordinata da magistrati esperti in crimini informatici, sta lavorando in stretta collaborazione con la Polizia postale. Gli inquirenti hanno acquisito i log di accesso al profilo e stanno cercando di ricostruire i movimenti degli hacker, con l’obiettivo di identificare la provenienza dell’attacco e i possibili responsabili.

Non è escluso, spiegano fonti investigative, che il blitz digitale possa essere stato organizzato da gruppi specializzati in frodi legate alle criptovalute, attivi a livello internazionale.
Crosetto: «Un episodio grave, serve più attenzione alla cybersicurezza»
Il ministro Guido Crosetto, informato tempestivamente della vicenda, ha commentato definendo l’accaduto «un episodio grave che conferma la necessità di rafforzare la cybersicurezza non solo delle istituzioni, ma anche dei cittadini».
«La tecnologia è uno strumento fondamentale, ma resta vulnerabile agli abusi – ha aggiunto –. È compito dello Stato investire in sistemi di protezione sempre più avanzati per contrastare fenomeni che, oltre a truffare economicamente le persone, rischiano di minare la credibilità delle istituzioni».
Il contesto
Non è la prima volta che un esponente di governo viene preso di mira da hacker. Negli ultimi mesi diversi profili istituzionali e di figure pubbliche hanno subito intrusioni simili, segno di una crescente pressione sul fronte della sicurezza digitale.
L’inchiesta aperta dalla Procura di Roma servirà a chiarire non solo le responsabilità dirette, ma anche l’eventuale coinvolgimento di reti criminali più ampie, in un quadro in cui la cybersicurezza diventa sempre più cruciale per la tutela della politica e dell’opinione pubblica.