
È stata chiesta una condanna a un anno di reclusione per ciascuno degli otto sergenti dell’Aeronautica militare accusati di aver sottoposto a un violento episodio di nonnismo la giovane Giulia Schiff, all’epoca dei fatti allieva pilota. La richiesta è stata avanzata dal pubblico ministero Antonio Sgarrella nel corso dell’udienza tenutasi presso il Tribunale di Latina.
I militari, in servizio presso il 70esimo Stormo dell’Arma Azzurra, sono imputati per aver agito contro la volontà della collega, sottoponendola a un presunto rito di iniziazione durante il cosiddetto “battesimo di volo”, avvenuto circa sette anni fa. L’episodio è stato oggetto di attenzione mediatica e giudiziaria fin dal primo momento.
Secondo l’accusa, Giulia Schiff sarebbe stata colpita circa cento volte, costretta contro la propria volontà a subire una vera e propria umiliazione fisica e psicologica. I sergenti l’avrebbero prima spinta contro l’ala di un aereo, poi trascinata e infine gettata in piscina, il tutto documentato in parte da immagini e testimonianze.
La giovane donna, originaria di Mira (Venezia), si è costituita parte civile nel procedimento, assistita dall’avvocato Massimiliano Strampelli. Oggi, Giulia vive in Israele, dove ha scelto di continuare la sua carriera e la sua vita, lontano dall’Italia e dall’ambiente militare che l’ha profondamente segnata.

In aula, l’ex allieva pilota ha ricordato con lucidità e dolore quei momenti: “Anziché partecipare a un rito che doveva essere simbolico e bello, mi ritrovai a essere frustata con rami di alloro. Le frustate erano dolorose e sentivo un fortissimo bruciore sul corpo”. Parole che hanno colpito profondamente l’uditorio presente in aula.
L’accusa ha contestato agli otto imputati il reato di violenza privata aggravata, ritenendo che non si sia trattato di un semplice rituale goliardico, bensì di un atto di prevaricazione sistematica, messo in atto da superiori nei confronti di una giovane donna in una posizione subordinata e vulnerabile.
Il processo è seguito con attenzione anche dall’opinione pubblica, poiché tocca temi delicati come il sessismo, l’abuso di potere e la presenza di comportamenti discriminatori nelle Forze Armate italiane. Il caso Schiff è diventato un simbolo di denuncia, e ha sollevato interrogativi profondi sulla cultura interna a certi ambienti militari.
La prossima udienza è fissata per il 22 settembre, giorno in cui è prevista la discussione finale dei difensori degli imputati. Il giudice Mario La Rosa potrebbe poi decidere se emettere la sentenza subito o rinviarla a una data successiva.
Intanto, Giulia Schiff ha più volte dichiarato di non voler portare avanti una battaglia personale, ma di voler “rompere il silenzio su una cultura militare che spesso protegge i più forti a discapito di chi subisce”. Una testimonianza che ha ispirato molti, ma che ancora attende giustizia in tribunale.