
Una giornata difficile, segnata da ricordi e dolore, ha spinto Matteo Bassetti a condividere sui social un messaggio toccante. L’infettivologo genovese, noto al grande pubblico per il suo ruolo durante la pandemia, ha affidato al web parole che svelano un legame familiare mai spezzato. Venerdì 12 settembre, Bassetti ha voluto rendere omaggio alla memoria del padre, lasciando trasparire una nostalgia profonda per una presenza che manca ancora, a distanza di anni.
“Caro papà, oggi sono 20 anni che sei partito”, scrive l’infettivologo, aprendo una sorta di lettera aperta. Dietro queste parole si percepisce tutta la fragilità di un figlio che, pur diventato un professionista stimato, resta segnato da una perdita prematura. “Ogni volta che la gente mi paragona a te, non sono orgoglioso. Sono arrabbiato. Penso: perché così presto? Perché non ho potuto avercelo ancora un po’ qui con me?”.
Un ricordo che non si spegne
Ad accompagnare il messaggio, Bassetti ha scelto la canzone di Renato Zero “Il cielo è degli angeli”, che rafforza il senso di perdita. Vent’anni dopo, il dolore resta vivo. La chiusura del post lascia spazio a sentimenti universali: “Nonostante 20 anni siano tanti, il tuo ricordo è sempre vivo. Ti porto con me ovunque vada, nelle mie scelte, nei miei sogni, nelle mie vittorie. Con la mamma da lassù, proteggici e veglia su di noi. Mi manchi. Con infinito amore, Matteo”.

Il post non è solo una testimonianza personale, ma anche una riflessione su come l’assenza di una figura fondamentale continui a influenzare le scelte di vita. Bassetti, in più occasioni, ha raccontato quanto il rapporto con il padre abbia inciso sul suo percorso professionale e umano. “Al suo funerale ci mancava poco che mi dicessero di seguirlo nella tomba. Lui mi ha dato i geni però la carriera me la sono fatta da solo”, aveva dichiarato tempo fa.
L’eredità e il peso del confronto

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Dante Bassetti, il padre di Matteo, fu una figura di spicco nel mondo medico, primario di Malattie infettive a Genova. La sua morte arrivò improvvisa, a causa di un tumore scoperto per caso durante uno scalo all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. “Andò in bagno, urinò sangue. Chiamò me per primo. Mi disse: ‘Sono morto’. Gli ultimi giorni li passò qui, in reparto, nella stanza 24. Boccheggiava. Davanti a quella camera ci passo ancora tutti i giorni, ogni volta provo un sussulto”, ha ricordato il figlio. Un addio rapido, che ha lasciato un vuoto impossibile da colmare.
Un legame che attraversa le generazioni
Il tempo, per Bassetti, non ha mai cancellato la sofferenza né il confronto con l’eredità paterna. Un confronto così forte da spingerlo a scoraggiare il figlio dal seguire la stessa strada: “Lui voleva iscriversi a Medicina, ma gli ho detto: tuo nonno è stato un grandissimo di questo mestiere, tuo padre anche. Tu vivresti di confronti. Si è iscritto ad Architettura”.
Questa storia di famiglia, fatta di ricordi, scelte e dolore, mostra quanto la figura paterna continui a vivere nelle decisioni e nei sogni di Matteo Bassetti. A vent’anni dalla scomparsa del padre, il suo messaggio resta un abbraccio a distanza, la prova che certi amori, anche se segnati dalla perdita, non smettono mai di accompagnarci.