
La scomparsa di una figura di rilievo nel panorama scientifico italiano lascia un vuoto profondo, non solo tra i suoi colleghi, ma anche tra i tanti che negli anni hanno seguito con interesse le sue ricerche. Con la sua attività ha saputo rendere accessibile al grande pubblico una disciplina complessa e talvolta percepita come distante, trasformando lo studio delle ossa e dei reperti in racconti affascinanti e carichi di significato.
Per decenni ha unito rigore scientifico e passione divulgativa, riuscendo a far dialogare università, istituzioni e cittadini. La sua capacità di spiegare con semplicità concetti specialistici ha conquistato platee e studenti, alimentando la curiosità verso la storia biologica dell’uomo e dei protagonisti del passato.
La carriera accademica
Francesco Mallegni, nato a Camaiore il 14 febbraio 1940, ha intrapreso il percorso universitario a Pisa, dove si laureò in biologia. Nel 1973 iniziò come assistente, divenendo professore associato nel 1980 e dal 2002 ordinario di paleoantropologia alle Università di Pisa e Siena. È stato un punto di riferimento per generazioni di studenti e studiosi, contribuendo in modo decisivo allo sviluppo dell’antropologia fisica in Italia.
Le indagini più celebri
Tra i suoi studi più noti, le ricostruzioni facciali di grandi personaggi storici, come Dante Alighieri, cui nel 2007 restituì un volto più realistico, con “occhi grandi, mascella arrotondata, un’espressione gentile ma il naso sempre leggermente storto”. Ancora più rilevante fu la ricerca del 2002 sui resti del conte Ugolino della Gherardesca, che grazie all’analisi del Dna venne “scagionato” dall’accusa di cannibalismo, ribaltando secoli di interpretazioni legate al celebre passo dantesco del “fiero pasto”.
Resti storici e figure religiose
Nel corso della sua carriera Mallegni analizzò anche i resti di Federico II, papa Gregorio VII, Andrea Mantegna, Luigi Boccherini, Vespasiano Gonzaga e Pico della Mirandola, dimostrando che quest’ultimo era stato avvelenato con arsenico. Negli anni ’70 contribuì inoltre all’identificazione dei presunti resti di Giotto a Firenze, trovando tracce di pigmenti pittorici nelle ossa.
Convinto della autenticità della Sacra Sindone, dedicò numerosi studi e conferenze all’argomento. Pubblicò articoli scientifici, manuali universitari e curò mostre sull’evoluzione umana.
L’ultimo saluto
Mallegni è morto a Pisa l’11 settembre a 85 anni, nel reparto di cardiologia. I funerali si terranno domani, sabato 13 settembre, alle ore 15, nella chiesa di San Biagio.