
In un’epoca in cui la criminologia è diventata quasi una moda televisiva, Roberta Bruzzone rivendica con fermezza la propria professionalità costruita in 25 anni di lavoro sul campo. «Un conto è farlo in tv, dove circola anche gente improbabile che non ho mai visto su una scena del crimine, un altro è farlo per mestiere, dove avvengono i fatti. La tv a volte è solo la schiuma del cappuccino: io sono il cappuccino. Non credo sia così difficile capirlo», afferma in un’intervista a La Repubblica. La criminologa torna l’11 settembre su RaiPlay con la seconda stagione di Nella Mente di Narciso, il programma che analizza i protagonisti della cronaca nera entrando nei meccanismi psicologici dei colpevoli.
«Se ti confronti con me, devi sapere di cosa parli perché io sono brava e non esco mai dalla modalità bulldozer», aggiunge Bruzzone, consapevole di essere spesso diretta e spigolosa nei confronti degli interlocutori. Le prime due puntate del nuovo ciclo saranno dedicate al femminicidio di Giulia Cecchettin, una storia che per la criminologa rappresenta «un paradigma: la ragazza della porta accanto, quella a cui in teoria non poteva accadere nulla. Proprio per questo, per chi l’ha uccisa, è diventata l’emblema del suo fallimento».
I casi che hanno segnato la sua carriera
Nella sua lunga esperienza Bruzzone si è occupata di vicende simbolo della cronaca nera italiana. Ricorda come Michele Misseri le confessò subito di non aver ucciso Sarah Scazzi, accusando invece la figlia Sabrina: «Non ho mai dubitato della sua sincerità». Un altro caso che la colpisce ancora oggi è quello di Serena Mollicone, per cui spera «di poter presto dare un contributo di chiarezza».
Anche sul fronte delle inchieste più recenti, Bruzzone non manca di esprimere perplessità: sulla morte di Liliana Resinovich, ad esempio, sottolinea alcuni elementi tecnici che non la convincono. «Se si deve inscenare un suicidio, perché usare due sacchetti in testa e non uno soltanto?», osserva, aggiungendo che la donna mostrava tratti di personalità dipendente che l’avrebbero resa vulnerabile.
Il processo per Pierina Paganelli
Oggi Bruzzone è consulente della difesa di Louis Dassilva, unico imputato per l’omicidio di Pierina Paganelli, il cui processo si aprirà il 15 settembre. «Riteniamo che per Louis esistano gli estremi del ragionevole dubbio, e con questa convinzione andremo a processo», dichiara. Promette un dibattimento «molto tecnico e infuocato» e anticipa che il suo contributo sarà «una consulenza ad alto impatto». Perché, conclude, «il processo è il mio elemento naturale, e lì divento implacabile».