
Nel contesto delle crescenti tensioni geopolitiche, l’Alleanza Atlantica ha recentemente annunciato il lancio della missione Sentinella Est, una risposta decisa e strutturata alla violazione senza precedenti dello spazio aereo polacco da parte di un drone russo.
Questo evento, definito dal segretario generale Mark Rutte come una violazione “su una scala mai vista prima”, ha messo in luce la necessità per la NATO di rafforzare la sua deterrenza e la sua capacità di difesa lungo il fronte orientale. L’Italia, in linea con l’impegno collettivo, sta valutando attivamente il proprio contributo, esplorando diverse opzioni per potenziare la sua presenza militare in quest’area nevralgica.
Il contributo italiano
La decisione dell’Italia di non rimanere inerte riflette il principio di difesa collettiva che è alla base della NATO. Tra le opzioni al vaglio, spicca la possibilità di inviare due caccia aggiuntivi, che potrebbero essere o i modernissimi F-35 o gli affidabili Eurofighter. L’invio di questi velivoli da combattimento rappresenterebbe un segnale forte e chiaro della solidarietà italiana e della sua volontà di contribuire attivamente alla sicurezza dell’Alleanza. Un’altra opzione sul tavolo è l’estensione del periodo di permanenza del sistema missilistico Samp-T, già operativo in Estonia. Questo sistema di difesa aerea, noto per la sua efficacia nel contrastare minacce aeree, rafforzerebbe ulteriormente le capacità di protezione del fianco orientale della NATO.
La strategia della missione Sentinella Est
La missione Sentinella Est si configura come un’operazione complessa, che integra capacità militari “tradizionali” con “elementi progettati per affrontare le sfide specifiche associate all’uso dei droni”. Questo approccio innovativo riflette la necessità di adattarsi a minacce ibride e asimmetriche. Oltre all’incremento del numero di jet e altre risorse convenzionali, la NATO sta valutando soluzioni creative per prevenire future incursioni. Una di queste, al momento in fase di discussione, riguarda la potenziale creazione di una zona cuscinetto aerea, una sorta di no-fly zone in scala ridotta, lungo il confine tra Polonia e Ucraina. L’obiettivo di questa misura sarebbe quello di intercettare e abbattere i droni russi prima che possano violare lo spazio aereo dell’Alleanza, prevenendo così escalation e garantendo la sovranità dei Paesi membri.

La posizione della NATO e le sfide future
Nonostante la gravità dell’incidente, la decisione di istituire una zona cuscinetto non ha ancora ottenuto il consenso unanime. Secondo fonti diplomatiche, gli Stati Uniti non hanno ancora sciolto la riserva e, per il momento, l’operazione di intercettazione in Polonia è stata giudicata un “successo” dal generale Alexus Grynkewich, comandante supremo in persona, il quale ha dichiarato che non c’è necessità di “strafare”. Tuttavia, l’Alleanza è consapevole della necessità di essere pronta a ogni evenienza. Le dichiarazioni di Mark Rutte sottolineano chiaramente la determinazione della NATO a difendere il proprio territorio, ribadendo che “ciò che colpisce un alleato colpisce tutti noi”. La missione Sentinella Est non si limiterà alla Polonia, ma prevede un rafforzato schieramento che si estenderà “dal Mar Baltico al Mar Nero al Mediterraneo”. Questa vasta portata geografica testimonia la serietà con cui l’Alleanza sta affrontando la situazione, dimostrando una forte coesione e una chiara volontà di proteggere ogni suo membro.