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Miracolo di San Gennaro, cosa succede in campagna elettorale: la scoperta incredibile

Pubblicato: 13/09/2025 11:36

Napoli si prepara a celebrare la festa del suo patrono, San Gennaro, il 19 settembre. Come ogni anno, l’evento clou non è solo la solenne messa nel Duomo, ma l’attesa per la liquefazione del sangue del santo, un prodigio che tiene col fiato sospeso credenti e curiosi.

Quella tra scienza e fede è una diatriba millenaria, ma il legame che unisce San Gennaro a Napoli va oltre, toccando aspetti profondamente “politici” e civici. Si tratta di un vero e proprio patto, un contratto storico tra il martire vescovo e i napoletani. In cambio della protezione da catastrofi come pestilenze, eruzioni vulcaniche e terremoti, i cittadini promisero di erigere una nuova cappella per le sue reliquie, dando vita alla celebre Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro.

Il rapporto tra sacro e potere

Questa connessione unica rende San Gennaro il più grande esperto di patti e promesse in città. Non sorprende che, in un periodo di campagna elettorale per la Regione Campania, il rito del 19 settembre diventi un crocevia di fede, identità civica e potere politico. La messa solenne non accoglie solo fedeli, ma anche numerose personalità istituzionali e politiche. Il sindaco di Napoli, per statuto, è il “custode del tesoro di San Gennaro” e occupa un posto d’onore, spesso affiancato dal presidente della Regione. La loro presenza non è una semplice formalità: davanti all’ampolla del sangue, si rinnova e si legittima la rappresentanza politica della città e dell’intera Campania.

I politici al cospetto del santo

Nel corso degli anni, molti esponenti politici hanno fatto la loro comparsa in Duomo. Il sindaco Gaetano Manfredi è sempre presente, assolvendo ai suoi doveri: saluta, bacia la teca e attende il prodigio. Allo stesso modo, il presidente della Regione Vincenzo De Luca non manca mai, pur limitandosi a un inchino riverente senza baciare l’ampolla. Anche l’ex ministro e vicepremier Luigi Di Maio, ai tempi del suo massimo potere, scelse di presenziare alla cerimonia. La sua presenza, da napoletano d’origine, sottolineava l’importanza dell’evento anche a livello nazionale.

La liquefazione politica

Oggi, non solo la reliquia (si spera) ma anche la situazione politica è “liquida”. Siamo nel pieno di manovre pre-elettorali, scambi di accuse e cambi di strategia. In questo scenario incerto, il centrodestra, ancora senza un candidato ufficiale, ipotizza di sciogliere la riserva proprio il giorno di San Gennaro. L’attenzione si concentra però su chi un candidato ce l’ha già: Roberto Fico, il prescelto del campo largo PD-M5S-AVS per la corsa alla presidenza della Regione.

Fico e la scelta del 19 settembre

La domanda che tutti si pongono è se Roberto Fico, napoletano doc che ben conosce la sua città, parteciperà alla celebrazione. La sua presenza in Duomo il 19 settembre sarebbe un evento senza precedenti e densamente simbolico. Fino a oggi, infatti, non risulta che Fico abbia mai partecipato al rito in veste di personaggio pubblico. Una sua partecipazione segnerebbe una serie di “prime volte”: la prima uscita pubblica da candidato in mezzo alla gente, lontano dai fedelissimi; la prima volta nello stesso luogo dove sarà presente Vincenzo De Luca, al suo probabile ultimo San Gennaro da governatore; e la prima volta in assoluto al cospetto del santo patrono in veste ufficiale.

La scelta di Fico è complessa. Pur non essendo credente, come egli stesso ha dichiarato in passato, gode di un grande rispetto nel mondo cattolico, in particolare per le sue posizioni vicine a quelle di Papa Francesco sui migranti. La sua presenza, quindi, non sarebbe vista necessariamente come un atto di fede, ma come una richiesta di “approvazione” al Santo, in un gesto che ricorda la celebre scena di Nino Manfredi in “Operazione San Gennaro”.

Il principale e unico rischio per Fico, che va ben oltre il sarcasmo di De Luca, è legato alla superstizione popolare: cosa accadrebbe se il sangue non si sciogliesse? L’eventuale mancato prodigio potrebbe essere interpretato dai più come un segno di disapprovazione del Santo, un’associazione che a Napoli è tutt’altro che banale e che potrebbe influenzare l’umore e il voto dei cittadini. La decisione di Fico è ancora in bilico, e c’è ancora tempo per capire quale strada sceglierà di percorrere in questo delicato intreccio tra politica, fede e tradizione.

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