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I nuovi bersagli di Kiev: colpire l’energia per piegare Mosca

Pubblicato: 14/09/2025 22:43

Da settimane le immagini delle esplosioni nelle raffinerie e nei depositi russi raccontano un nuovo fronte della guerra. Le fiamme che si alzano dai siti petroliferi a centinaia di chilometri dal confine ucraino non sono incidenti isolati: fanno parte di una strategia precisa, pianificata e ripetuta. Kiev ha scelto di puntare al cuore dell’economia russa, ossia l’energia, per privare il Cremlino dei mezzi con cui alimentare la guerra.

Secondo gli analisti, colpire raffinerie, depositi, gasdotti e ferrovie significa non solo ridurre la capacità militare, ma anche minare il consenso interno di Vladimir Putin, colpendo la vita quotidiana dei cittadini russi con rincari e carenze di carburante.

L’impatto sull’economia russa

Prima della guerra, il settore energetico valeva quasi il 70 per cento dell’export di Mosca, con circa 255 miliardi di dollari l’anno. Oggi, tra embargo occidentale e raid ucraini, la situazione è cambiata radicalmente. I dati ufficiali diffusi dal ministero dell’Economia russo parlano di una riduzione del 15 per cento del valore dell’export energetico nel 2025 rispetto al 2024. La Russia punta soprattutto su Cina, India e Turchia, ma i numeri restano in calo: da 235 miliardi nel 2024 a poco più di 200 nel 2025.

I droni di Kiev hanno colpito almeno 70 volte dall’inizio dell’anno: quasi la metà degli attacchi ha interessato le raffinerie, un quarto i depositi e il resto le infrastrutture di trasporto. Le stime parlano di una riduzione del 10 per cento delle esportazioni petrolifere russe e di un calo da 15 a 12 miliardi di dollari al mese dei proventi. Il tutto pesa sul Pil per oltre il 4 per cento.

Il fronte militare e sociale

Le conseguenze non sono solo economiche. In Russia il prezzo della benzina è aumentato del 17 per cento e in alcune regioni di confine si registrano carenze croniche di carburante. Fonti militari ucraine sostengono che nel Donbass occupato le truppe di Mosca abbiano dovuto requisire carburante persino a ospedali e servizi pubblici.

Agosto è stato il mese più duro: 17 centri energetici russi colpiti, dalla raffineria di Ryazan a quella di Kuibyshev. Secondo gli osservatori internazionali, le capacità di raffinazione russe sono scese di oltre un quinto. Kiev punta a mantenere questa pressione, nella convinzione che logorare il sistema energetico di Mosca significhi ridurre le sue possibilità di proseguire una guerra di lunga durata.

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