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Cristina morta 40 ore dopo l’arrivo in ospedale, l’autopsia svela tutto: “Cosa le è successo davvero”

Pubblicato: 15/09/2025 10:14
Cristina Pagliarulo morta autopsia

Nel silenzio asettico di un pronto soccorso, le ore sembrano dilatarsi. I corridoi diventano fiumi immobili di attesa, le voci si abbassano e i passi risuonano come echi lontani. In quel limbo sospeso, dove il tempo non ha più contorni, si consuma spesso la lotta invisibile tra la speranza e il dolore, tra la fiducia cieca e il timore di essere dimenticati. È lì che si affida la propria vita a chi ha promesso di custodirla, confidando che ogni segnale di sofferenza venga colto, compreso, curato.
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Ogni letto, ogni barella, racconta storie interrotte, sospese a un filo. Dietro ogni volto c’è un grido che chiede ascolto, una mano che cerca aiuto. È nei pronto soccorso che la fragilità umana si mostra senza filtri, dove un semplice errore può trasformarsi in una condanna irreversibile. E proprio lì, tra diagnosi mancate e tempo che scorre, si è consumata una vicenda che oggi lascia aperta una ferita profonda nella coscienza collettiva.

La morte di Cristina Pagliarulo

Il 6 marzo scorso, Cristina Pagliarulo, 41 anni, originaria di Giffoni Valle Piana, è morta dopo aver trascorso oltre 40 ore su una barella nel Pronto Soccorso del Ruggi d’Aragona di Salerno. La donna era arrivata nella notte del 3 marzo, alle 3.05, lamentando dolori lancinanti e chiedendo insistentemente aiuto. Nonostante i segnali evidenti e la successiva TAC effettuata dopo dieci ore, nessun medico ha riconosciuto la presenza di una ischemia intestinale in corso. Quel mancato riconoscimento si è rivelato fatale.

Secondo quanto emerso dall’autopsia, mostrata in esclusiva nella trasmissione “Fuori dal Coro” e affidata a un pool di esperti nominati dalla Procura di Salerno, Cristina poteva essere salvata. Il referto parla di un “ritardo nel trattamento chirurgico tale da superare il margine di errore accettabile”, sottolineando come l’intervento, se eseguito entro sei ore dall’insorgenza dei sintomi, avrebbe evitato la diffusione della necrosi intestinale e dunque il decesso. Gli specialisti – Nicola Maria Giorgio, Antonio Mirabella e Adelmo Gubitosi – definiscono la condotta dei medici «chiaramente colposa».

Un errore oltre il limite accettabile

Il documento medico è netto: il nesso causale tra il mancato intervento e la morte di Cristina è “scientificamente fondato”. Chi l’ha valutata avrebbe dovuto capire che la morte era “prevedibile e prevenibile”. Ma così non è stato. Cristina, fraintesa persino nei suoi lamenti — tanto che una dottoressa aveva allertato i colleghi della psichiatria — è stata portata in sala operatoria soltanto il pomeriggio del 4 marzo, quando ormai era troppo tardi.

La relazione tecnica evidenzia che l’omissione del trattamento chirurgico nei tempi raccomandati costituisce una grave violazione delle leges artis e ha determinato un progressivo peggioramento delle condizioni cliniche fino al decesso. Per ora, risultano sette medici indagati per la vicenda, accusati di aver oltrepassato il limite dell’errore umano, sfociando nella negligenza professionale.

La rabbia della madre e le tensioni con De Luca

La madre di Cristina, Giovanna, ha trovato il coraggio di urlare la sua rabbia pubblicamente. Nei giorni scorsi ha interrotto il discorso del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, durante l’insediamento del nuovo direttore generale del Ruggi, Ciro Verdoliva, accusando apertamente la struttura sanitaria:
«Mia figlia è stata condannata a morte perché non hanno saputo leggere una TAC. Sono una madre a cui hanno tolto una figlia», ha gridato davanti ai microfoni e alle telecamere.

Le sue parole hanno provocato una reazione accesa del governatore, che ha definito la donna «maleducata» e ha tentato di zittirla senza riuscirci. Alla fine, Verdoliva ha promesso di incontrare la famiglia Pagliarulo e ha garantito «la massima collaborazione affinché si faccia chiarezza» sull’accaduto. Ma le parole, per chi ha perso tutto, suonano come un’eco lontana.

La battaglia per la verità

La famiglia di Cristina, assistita dall’avvocato Mattia Alfano, parla di «errori drammatici» che hanno condotto alla morte della donna. Durante la trasmissione televisiva, Giovanna non ha usato mezzi termini: «Mia figlia è stata assassinata». Al suo fianco, la sorella Denise è scoppiata in lacrime: «Sto male ogni giorno che passa, sapere che poteva essere fatto qualcosa mi fa impazzire».

Per loro, non si tratta solo di pretendere giustizia, ma di evitare che altre persone vivano lo stesso calvario. La morte di Cristina Pagliarulo diventa così simbolo di un sistema sanitario che, quando si inceppa, lascia sul suo percorso vite spezzate e famiglie distrutte.

E mentre le indagini proseguono, resta una domanda che non smette di bruciare: come è possibile che, nel cuore di un grande ospedale, una donna sia morta di attesa?

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