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La madre di Paolo: “La scuola sapeva e non ha fatto nulla, ora qualcuno parli”

Pubblicato: 15/09/2025 07:51

Una voce rotta dal dolore ma decisa a chiedere giustizia. Simonetta La Marra, madre di Paolo, il quattordicenne morto suicida, racconta con lucidità i momenti più duri della vita del figlio e le tante denunce rimaste, a suo dire, senza risposta. Seduta nella cucina di casa, con accanto il marito Giuseppe e la foto del figlio che suona il basso, ripercorre il calvario di un ragazzo «perseguitato», che si sarebbe trovato solo di fronte al peso insostenibile del bullismo.

«Nostro figlio è stato un perseguitato, abbiamo sempre denunciato tutto alla scuola. Ma siamo rimasti inascoltati. Era un bravo studente ma ultimamente diceva che la scuola non gli piaceva più», afferma la donna. «Alle elementari sono arrivate le aggressioni dei compagni e lo scherno delle maestre, alle medie il bullismo dei professori. Poi sono arrivati gli apprezzamenti al primo anno dell’istituto informatico Pacinotti. Altro bullismo, altra sofferenza. Quante volte l’ho visto piangere».

Le prese in giro erano mirate al suo aspetto: «Paolo amava portare i suoi capelli biondi molto lunghi. Dopo i primi quattro giorni di scuola superiore hanno cominciato a chiamarlo “Paoletta”, “femminuccia”, “Nino D’Angelo”. Lo aspettavano in bagno. Prima era uno, poi sono diventati di più. Ci siamo rivolti subito alla scuola, ci hanno assicurato che l’avrebbero aiutato. Ma tutto è finito solo dopo che Paolo ha deciso di tagliarsi tutti i capelli».

La famiglia non era rimasta in silenzio. Già da bambino, spiega la madre, le minacce erano state gravi: «Alle elementari, in quinta, ci siamo rivolti ai carabinieri perché un compagno ha puntato contro nostro figlio un cacciavite in plastica, diceva che lo doveva ammazzare. E la maestra non è intervenuta. Noi eravamo genitori molto presenti nella vita scolastica di nostro figlio e questo dava fastidio. Tutte le altre sono state denunce scritte e verbali agli istituti, ma non facevano niente».

L’episodio che avrebbe segnato Paolo

Un episodio in particolare, secondo la madre, ha segnato Paolo: «Mio figlio è stato rimandato al primo anno del Pacinotti in Matematica. Mio marito è andato a parlare con la vicepreside per capire, visto che i voti erano tutti ottimi e in matematica era di poco sotto la sufficienza. Aveva pregato la vicepreside di mantenere quel colloquio riservato. Invece il giorno dopo, alla prima lezione di recupero, a Paolo è stato detto che era andato a lamentarsi. Da quel momento mio figlio si è chiuso sempre di più, non si è fidato più di noi. Sarà stato questo?».

Simonetta descrive Paolo come un ragazzo sensibile e diverso: «Era diverso dagli altri per questo è rimasto solo. Amava la musica, andare a pescare col padre, cucinare, aiutava in casa. Anche per questo veniva bullizzato. L’ultima sera, prima della tragedia, ha preparato il pane e i biscotti. Prendeva sempre le difese dei più deboli e per questo lo chiamavano spione».

La solitudine del figlio è stata evidente anche nell’ultimo saluto: «Su 12 compagni solo uno è venuto al funerale».

E quelle ultime parole lasciate in chat restano come un segnale: «Ha scritto “Prendetemi il posto in prima fila” perché secondo noi adesso vuole vedere come finisce tutta questa storia».

Ora la madre non ha dubbi su cosa chiedere: «Che nostro figlio non finisca nel dimenticatoio e che venga fuori la verità. Che qualcuno ci spieghi cosa è successo e abbia il coraggio di denunciare».

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